In alcune aree dell'Umbria, come
nel perugino, "circolano ormai solo le due varianti", inglese e
brasiliana, mentre su Terni c'è ancora la prevalenza di quella
"di marzo" anche se pure in questa area "stanno via via
prevalendo sempre più le altre due". È il nuovo quadro fornito
dalla consueta analisi settimanale dell'andamento epidemiologico
in Umbria anche in base ai dati forniti dalla seconda parte di
analisi eseguite dall'Istituto superiore di sanità sui campioni
inviati dai vari laboratori regionali.
Per i primi 77 l'esito dell'analisi aveva fatto emergere 41
casi di variante brasiliana e 22 inglese. Dagli altri 176
campioni sequenziati sempre dall'Iss, per 147 è emersa la
presenza di variazione del virus, con 95 casi di brasiliana (69
su Perugia) e 52 di quella inglese (23 sul capoluogo umbro). Nei
restanti 29 casi è invece emerso il ceppo "selvaggio" del virus.
Anche per le varianti le zone rosse "chirurgiche" fatte su
alcune aree "funzionano lo stesso" e sempre con un tempo di
latenza di 15 giorni per vedere i primi risultati, è stato
spiegato. "All'inizio ci eravamo sorpresi perché sembravano non
funzionare" hanno commentano i membri del Nucleo epidemiologico
regionale.
Il commissario regionale per l'emergenza Covid, Massimo
D'Angelo, ha specificato che su tutte le aree, sia del perugino
sia del ternano, "anche se in modo diversamente rappresentato si
hanno comunque entrambe le varianti che circolano". "Dati che
evidenziano una differenza di prevalenza ma con la copresenza di
entrambe le varianti che prevalgono alla fine perché più
infettanti" ha aggiunto.
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