I limiti agli assembramenti per le sinagoghe e altri luoghi di culto non limitano la libertà religiosa degli ebrei ortodossi e quindi possono essere imposti. La giustizia americana si schiera con Andrew Cuomo, il governatore dello Stato di New York finito nel mirino delle critiche per il varo delle nuove restrizioni volte a contenere il coronavirus nelle aree più colpite dai nuovi contagi. Aree in cui è concentrata, nella città di New York, la comunità degli ebrei ortodossi.
"Come possiamo trascurare il diritto-dovere dello Stato di proteggere la salute e la vita di tutti i newyorkesi?", ha affermato il giudice Kiyo Matsumoto del distretto federale di Brooklyn, respingendo così l'azione legale avviata da Agudath Israel of America, organizzazione di ebrei ortodossi. I paletti, ha ammesso il giudice Matsumoto, pesano sulla comunità religiosa ma sono necessari per fermare "la più grande crisi sanitaria a memoria d'uomo". La causa era stata presentata dopo le decisioni di Cuomo che, davanti all'aumento dei contagi in diversi quartieri della città, ha imposto nuove restrizioni stile lockdown, con la chiusura delle scuole, delle attività non essenziali e limiti agli assembramenti nelle sinagoghe e nei luoghi di culto. Restrizioni che hanno sollevato la rabbia degli ebrei ortodossi.
Dopo giorni di proteste, con mascherine date alle fiamme, i rappresentati della comunità hanno deciso di fare causa al governatore accusandolo di una decisione "incostituzionale che prende di mira una minoranza religiosa": gli ebrei ortodossi - è la tesi - sono infatti colpiti profondamente e più degli altri dalle misure perché non possono guidare durante le festività religiose e quindi non possono recarsi in sinagoghe che si trovano nelle aree meno colpite dal virus e alle quali è concessa una capienza maggiore (fino al 50% contro il 25% di quelle nelle zone hotspot). Davanti al rifiuto della corte, la comunità degli ebrei ortodossa si è detta "molto delusa". Le polemiche sono destinate a continuare.