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Gup, legame clientelare politica e Bcc

Gup, legame clientelare politica e Bcc

Depositate motivazioni sentenza condanna Perron, Linty e Cossard

AOSTA, 17 febbraio 2018, 11:55

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"La sussistenza di un forte legame di compenetrazione di tipo clientelare fra il mondo politico locale e la banca a struttura cooperativistica di maggiore diffusione regionale". E' questo il giudizio di contesto dato dal gup Davide Paladino nelle motivazioni della sentenza, depositata il 7 febbraio, di condanna a 3 anni di reclusione dell'ex assessore regionale al bilancio, Ego Perron, per induzione indebita a dare o promettere utilità (pm Luca Ceccanti).

Assieme a Perron, il 10 novembre scorso, per lo stesso reato sono stati condannati a un anno l'ex presidente della Bcc valdostana Martino Cossard e Marco Linty, attuale presidente dell'istituto bancario. I banchieri sarebbero stati "indotti" alla stipulazione di un contratto di affitto di locali di proprietà di Perron (successivamente annullato per un vincolo d'uso dell'immobile) "in cambio del sostegno da parte dello stesso in occasione delle elezioni di rinnovo del Cda, della loro candidatura ai vertici della banca", nella primavera del 2015.

"In questo quadro - scrive il giudice - le elezioni per il rinnovo del cda della banca erano l'occasione per uno scontro per la conquista del controllo della banca stessa fra opposte fazioni in seno al partito politico dell'Union Valdotaine, che deteneva il potere all'interno degli organi politici regionali". Secondo il gup "si opponevano infatti gli stessi Linty e Cossard e il consigliere Dino Viérin, all'epoca esponente della minoranza dell'Union Valdotaine che sfidava la leadership rollandiniana allora al potere e di cui Perron era esponente di spicco".

"In questo quadro - si legge ancora nella sentenza - come affermato da Barnabé (Maurizio Barnabé, direttore generale della Bccv ndr), Linty, ma l'affermazione vale anche per Cossard, non era affatto certo di ottenere la riconferma, e cercava di ottenere nuovamente un appoggio politico alla propria riconferma nei posti di potere della banca". Secondo il magistrato "tale interesse personale incrocia, dal punto di vista logico e temporale, quello di natura economica dell'assessore regionale di trovare un buon cliente per il proprio immobile ad uso commerciale, alla cui conduzione si erano nel tempo avvicendati imprenditori di scarso successo".

"Pare significativo - rileva ancora il gup - che proprio Viérin, l'unico ad avanzare perplessità sull'opportunità e la convenienza economica dell'operazione, sia stato l'unico dei consiglieri a perdere il posto nelle elezioni per il rinnovo del cda". Ed è lo stesso Viérin a confermare questa lettura in una testimonianza resa al pm riportata nella sentenza: "Ricordo bene la vicenda dell'affitto dei locali di Perron da parte della Bccv, anche perché ritengo che quella vicenda abbia contribuito al mancato rinnovo della mia carica di membro del cda di Bccv".

Gup, totale antieconomicità operazione - Il gup di Aosta Davide Paladino definisce di "totale antieconomicità e illogicità" l'operazione che aveva portato la Bccv a stipulare un contratto d'affitto con l'allora assessore Ego Perron, per trasferire la sede della propria filiale di Fenis da un locale di proprietà. In dettaglio, il contratto di affitto con Perron prevedeva una canone annuo di 27.600 euro mentre "i costi della vecchia sede erano in realtà fittizi" perché in favore della "controllata Batiments" valdotains (presieduta allora da Cossard), quindi "una partita di giro". Inoltre la ristrutturazione della sede di proprietà sarebbe costata "220.000 euro" mentre "la ristrutturazione dei locali di Perron, a fronte di costi preventivati di maggiori importo, pari a euro 290.000, avrebbe recato vantaggio esclusivamente a quest'ultimo". A fronte di questi costi per l'adeguamento, Perron avrebbe scontato 6.900 euro complessivi dai primi sei mesi di affitto, una manifestazione di "assenza di una adeguata compensazione", scrive il gup. Lo stesso Maurizio Barnabé, all'epoca direttore generale, in una mail al consulente Bccv per le linee strategiche "sintetizzava le ragioni economiche" che rendevano evidente come la decisione di Linty e Cossard "non avesse alcuna giustificazione di natura tecnica".

Barnabé a pm, Perron mi propose posto a Casinò  - Ego Perron "mi disse che poteva esserci un'opportunità come capo del personale del Casinò. Io lo ritenni fin offensivo. Perché tale incarico non era in linea con la mia esperienza ed in termini di gerarchia era un passo indietro". Così Maurizio Barnabé, sentito come testimone - in qualità di direttore generale della Bccv - dal pm Luca Ceccanti nell'ambito delle indagini sull'affitto dei locali di Fenis dell'ex assessore Perron condotte dai carabinieri del Reparto operativo di Aosta. Da gennaio 2018 Barnabé è passato al Credito di Romagna, dove ricopre l'incarico di general manager.

L'episodio risale al marzo 2015, "ancora nel corso della campagna elettorale per il rinnovo del Cda della banca, dopo la stipula del contratto" di affitto tra Perron e l'istituto, "allorché vennero alla luce le prime difficoltà legate alla sua esecuzione, per l'opposizione del gruppo di soci di Fenis", scrive il gup Davide Paladino nella sentenza. Si tratta di "proposte di eventuali avanzamenti in carriera che" lasciarono Barnabé "perplesso", spiega il giudice. "Devo dire che all'inizio di marzo, in un week end, io ricevetti un messaggio, forse su W A, di Perron che mi chiedeva di mandargli il mio c.v.. Io gli rispondevo 'Cosa te ne fai?' e lui mi diceva 'Mi porto avanti...'. Io rimasi perplesso, perché pensavo che potesse essere interpretato nel senso di 'promoveatur ut amoveatur'". Ma "io non mandai mai il mio c.v. a Perron".

Poi "in un incontro di persona successivo" - secondo quanto riferito da Barnabé - gli è stata fatta da presente da Perron l'eventuale opportunità alla casa da gioco valdostana. "Io pur non essendo direttamente coinvolto nelle elezioni prossime della Bcc avrei comunque risentito del loro esito", ha detto Barnabé al pm. Infatti fosse diventato Cossard, piuttosto che Viérin, che è il Dino, avrei potuto 'trovare più lungo' o essere addirittura rimosso. Viérin si era astenuto sulla mia elezione. Allora in questo contesto per comprendere meglio la situazione, avendo anche contattato il cacciatore di teste che mi aveva portato alla direzione della banca, sondai con Perron se ci fossero profili più vicini al mio percorso, e più rispettosi alla mia posizione di partenza. Perché se uno cambia, lo fa per migliorare. In questo senso la mia battuta su Finaosta".

Secondo il Gup Davide Paladino "tali fatti, va precisato per i quali non vi è imputazione, hanno comunque un certo rilievo al fine di valutare la condotta del Perron". Essi "svelano l'enorme potere accumulato dall'assessore all'interno delle compagine politica regionale, - si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna - tale da permettergli di disporre a suo piacimento delle nomine nelle varie partecipate regionali e le avvolgenti manovre dallo stesso poste in atto nei riguardi dei vertici della banca, non solo membri del Cda ma anche il Direttore generale, per raggiungere i propri scopi, servendosi in maniera spregiudicata delle prerogative legate alla propria funzione".

Gup, forte subalternità di Linty e Cossard. La 'sgridata' alla festa dei carabinieri  -  "Le telefonate intercettate restituiscono la prova di una forte subalternità" del presidente della Bcc valdostana Marco Linty e del suo predecessore Martino Cossard rispetto all'ex assessore regionale alle finanze Ego Perron, una "posizione di soggezione che porta gli stessi a subire passivamente le sfuriate, e talvolta anche gli insulti, dell'esuberante politico, che li considera colpevoli di non avere adeguatamente sostenuto in cda i propri interessi economici personali e ciò anche contro l'evidenza dell'impossibilità, per l'esistenza di vincolo urbanistico, del trasferimento della Banca nei locali di sua proprietà". E' quanto emerge nelle motivazioni della sentenza di condanna di Perron, Linty e Cossard, depositate lo scorso 7 febbraio dal gup Davide Paladino.

La vicenda "porta, invece, fondatamente a ritenere che Perron abbia appoggiato (nelle elezioni del Cda dell'istituto ndr) i due imputati in primo luogo per fini personali, oltre che per interesse politico. Il rapporto con il duo Linty-Cossard - scrive ancora il giudice - è, come dimostrano le intercettazioni, per nulla formale ed istituzionale. I tre appaiono, infatti, avvinti da forti legami politici-clientelari e da una certa consuetudine di rapporti".

In questo contesto viene citato l'episodio di una "plateale sgridata" di Perron nei confronti di Linty durante lo svolgimento della festa dei carabinieri, il 5 giugno del 2015, ad Aosta. Notata - e riferita agli inquirenti - anche dagli stessi vertici locali dell'Arma. "La vicenda della sgridata coram populi da parte del Perron al Linty in occasione della Festa dei carabinieri - rileva il gup Paladino - sintetizza in modo plastico, quasi grottesco, il rapporto di subalternità del presidente della banca nei confronti dell'esponente politico".

"Di fronte a tali assalti, anche ingiuriosi, Linty e Cossard - si legge ancora nelle motivazioni della sentenza - non hanno mai reagito per tutelare, come avrebbero dovuto, gli interessi della banca di cui erano portatori, oltre che l'indipendenza dell'Istituto dal potere politico ed il prestigio del ruolo dagli stessi rivestito nella banca, ma hanno cercato in tutti i modi, fino all'ultimo, di rabbonire e calmare il politico e di trovare soluzioni compromissorie a quest'ultimo gradite". Secondo il Gup "il motivo di tale subalternità non può che rinvenirsi nel fatto che essi sono stati tributari del decisivo appoggio del Perron nella combattuta campagna elettorale, svolta proprio in concomitanza con la vicenda che ci occupa, per il rinnovo del Cda".

Perron a Milanesio, nuovo cda è mia vittoria personale - In una telefonata con Bruno Milanesio, Ego Perron "rivendicava l'elezione del Cda come una propria vittoria personale, vantando il proprio attivo e proficuo coinvolgimento nella rielezione dei membri del vecchio Cda, tra cui Linty e Cossard". Lo scrive il gup Davide Paladino nelle 55 pagine della sentenza di condanna per induzione indebita dell'ex assessore Perron e dei banchieri Marco Linty e Martino Cossard. La conversazione, inutilizzabile nel processo perché ottenuta dalla Dda di Torino nell'ambito di un altro procedimento, è comunque stata oggetto della testimonianza resa al pm Luca Ceccanti dallo stesso Milanesio, "politico di vecchia data, legato da rapporti di amicizia con Perron", spiega il gup.

Nella medesima telefonata Milanesio "si complimentava" con l'allora assessore al Bilancio "per aver ottenuto la riconferma di gran parte del Cda uscente", con "esclusione di (Dino, ndr) Viérin". "Era risaputo - ha detto Milanesio al pm - che per le elezioni del Cda alla Bccv si contrapponevano il gruppo Viérin e il gruppo dell'Uv 'Rollandiniana'. Linty era sostenuto dalla parte di Rollandin e sicuramente Perron aveva interesse politico a che prevalesse Linty e tutti quelli legati alla sua parte. Mi viene chiesto se, prima delle elezioni, Perron mi avesse detto che avrebbe fatto campagna elettorale a favore di Linty o se, comunque, lo avrebbe sostenuto e io rispondo che non mi sembra che me lo abbia detto. Lui sicuramente puntava alla riconferma del gruppo precedente e in particolare di Linty, che era presidente".

Secondo Milanesio il fatto che Perron "fosse assessore alle finanze lo portava fisiologicamente a interessarsi alla questione" dell'esito delle elezioni per il cda della banca, "ma ribadisco che lui manifestava un interesse solo politico a che i membri del cda fossero vicini al suo gruppo". In questo senso Perron, ha detto Milanesio, "aveva fatto 'campagna elettorale' per Linty e quel gruppo, in ogni caso per la lista degli uscenti".

Inchiesta Bcc: stop a contratto dopo fuga di notizie - E' dopo una fuga di notizie nell'aprile 2015 che il cda della Bccv aveva deciso di dare un ultimatum all'allora assessore Ego Perron, diffidandolo "all'eliminazione del vincolo nel termine di 10 giorni, pena la nullità del contratto" di locazione dei locali di Fenis. Lo spiega il gup Davide Paladino nella sentenza di condanna di Perron, Marco Linty e Martino Cossard: "Il clamore suscitato dalla notizia, ormai uscita sugli organi di stampa ed oggetto di una interrogazione al Consiglio regionale" del consigliere Stefano Ferrero (M5s) "e l'ostilità manifesta dei soci di Fenis induceva il cda della banca con i fari della polemica addosso, a soprassedere dall'inoltrare una richiesta congiunta al Comune, così come proposto da Perron, al quale, come visto, Linty e Cossard non avevano saputo opporre un rifiuto, ed a decidere di inviare all'assessore una lettera, previo parere" di un avvocato.

Le intercettazioni telefoniche trascritte nella sentenza sono parte di quelle disposte dalla procura di Aosta dal 22 aprile 2015 (quelle anteriori, della Dda di Torino, sono state dichiarate inutilizzabili dal gup), "in periodo successivo alla consumazione del reato, avvenuta con la stipula del contratto di locazione", scrive il giudice. In una conversazione Perron propone a Linty "una strategia comune volta a superare i problemi relativi alla validità del contratto". Problemi legati al fatto che sull'immobile che l'allora assessore aveva affittato alla banca era presente un vincolo di destinazione d'uso a bar ristorante "ventennale, scadente nel 2019".

Nella propria strategia "avvolgente" nei confronti dei vertici della banca, Perron spiega all'allora direttore generale Maurizio Barnabé di essere al lavoro su "due pareri legali", per chiedere al Comune di Fenis la modifica del vincolo. "proviamo a mettere in piedi un po' di azzeccagarbugli, io ho già un parere", dice a Barnabé, che gli risponde: "E' chiaro, è chiaro che si potesse farlo modificare va bene per tutti insomma no!".

In una telefonata tra Linty e un altro consigliere, Roberto Domaine, "emerge la convinzione di entrambi" che "Perron sapesse del vincolo e che lo abbia volontariamente taciuto". "Noi prima di risolvere il vincolo - dice Domaine a Linty - ci mettiamo un anno e mezzo due! un anno e mezzo due affittalo!", anche perché "noi ora come ora non possiamo più pagare l'affitto! io non posso più restare lì a pagare un affitto di una cosa che non posso usare eh!". Commentando il comportamento di Perron, per due volte Domaine usa l'espressione "morto di fame", con Linty che aggiunge: "No ma veramente, non riesco a capire!ma mollala lì!piantala lì no!mettiti in regola!".

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