Andare "oltre l'arma", ovvero
guardare sotto una nuova prospettiva i bastoni di comando
oceanici , prima considerati "semplici strumenti di guerra", per
dar conto - come scrive il curatore Steven Hooper - della grande
varietà di forme, dimensioni, ornamenti, disegni e materiali che
li caratterizza". E' una delle spinte che hanno portato alla
mostra "Power and Prestige. Simboli del comando in Oceania",
promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue con il Museo du quai
Branly-Jacques Chirac di Parigi, dal 16 ottobre al 13 marzo
prossimi, a Palazzo Franchetti, a Venezia (catalogo Skira).
Per la prima volta, i bastoni del comando delle popolazioni
native delle isole oceaniche, popolate da 50mila anni e scoperte
dai navigatori occidentali a partire dal '500, sono assunti a
protagonisti di una esposizione che presenta 126 manufatti,
mazze con diverse funzioni prodotte tra il XVIII e il XIX
secolo, provenienti da musei e collezioni europee. "Sono
oggetti - spiega Inti Ligabue, presidente della Fondazione - in
bilico tra prestigio, comando, guerra e divinità". Certo,
occasionalmente, aggiunge, "possono essere stati usati come
armi, ma perché impegnarsi così tanto nei decori, in una
estetica così ricercata, se poi dovevano avere un uso così
banale?" . Difficile immaginare, ad esempio, che avesse una
funzione solo offensiva il bastone delle isole Tonga, con 36
inserti di avorio bianco a forma di mezzaluna, croce, anello e
di un uccello.
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