La Corte d'Assise di Chieti ha
condannato a sei anni e nove mesi di reclusione Luca
Settembrini, 30 anni, originario di Popoli (Pescara), ma
residente a Tocco da Casauria (Pescara), accusato di aver ucciso
il padre Alberto e, riconosciuto il vizio parziale di mente, ha
riqualificato il reato in omicidio preterintenzionale. Il pm
della Procura di Pescara, Gabriella De Lucia, aveva chiesto la
condanna a 21 anni di reclusione per omicidio volontario. Una
tesi, quella dell'omicidio preterintenzionale, sostenuta dal
difensore di Settembrini, l'avvocato Amedeo Ciuffetelli.
Il fatto è avvenuto il primo febbraio del 2019 nell'abitazione
della famiglia a Tocco da Casauria: Luca Settembrini - che è
affetto da schizofrenia affettiva e che il giorno dopo i fatti
rivelò anche segni di assunzione di alcol e stupefacenti - al
culmine di una lite con il padre, a quanto pare per soldi,
barricatosi in casa iniziò a colpire l'uomo con calci e pugni
alla testa e al torace, e con una sedia di ferro alle gambe, e
brandendo un coltello minacciò di ucciderlo se i carabinieri
avessero provato a fare irruzione. Il giovane si arrese dopo
cinque ore in seguito all'intervento di un carabiniere
negoziatore, il maresciallo Alessio D'Alfonso.
Alberto Settembrini, dopo una serie di ricoveri ospedalieri,
morì in una struttura riabilitativa a Bolognano l'11 giugno 2019
a causa delle conseguenze delle lesioni riportate. La moglie
della vittima, sentita come testimone assieme a due delle tre
figlie, ha sostenuto che l'aggressione di quella mattina fosse
nata dal fatto che alle insistenti domande rivolte dal figlio
al padre, sul perchè quest'ultimo avesse tentato di ucciderlo
quando era piccolo, l'uomo non rispose. Il tentativo del padre
di ucciderlo risalirebbe a quando Luca aveva 5 anni. Ciò che
accadde in quella casa il primo febbraio del 2019, dunque,
sarebbe stato lo sfogo di un risentimento covato per anni da
Luca Settembrini, alimentato dalla sua malattia, ma anche dal
consumo di alcolici e stupefacenti.
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