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8 marzo: verso una donna al vertice dei big di Stato

8 marzo: verso una donna al vertice dei big di Stato

Nelle partecipate al rinnovo 105 donne, solo tre Ceo

ROMA, 08 marzo 2023, 15:32

Redazione ANSA

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(di Massimo Ricci) L'obiettivo è avere una donna amministratore delegato nelle società partecipate dallo Stato.
    Lo dice la premier alla vigilia di una scelta importante per il governo, ovvero l'avvio delle grandi manovre per il rinnovo dei vertici di 135 società a controllo pubblico i cui organi di amministrazione dovranno essere rinnovati in questi due anni, tra la primavera del 2023 e il 2024.
    Ma è evidente che il target sotto tiro della presidente del Consiglio appare quello delle big dell'economia a controllo pubblico. La cosiddetta prima fascia, dove il cambio potrebbe riguardare le grandi partecipate del Mef e di Cdp (Enel, Eni, Terna, Fs, Rai) coinvolgendo una donna nella stanza dei bottoni perché tra le più piccole, Sace (con Alessandra Ricci) o Poligrafico (con Francesca Reich), qualcosa si è già mosso per il ruolo di amministratore delegato, come anche per RFI, il gestore della rete ferroviaria, con Vera Fiorani. E come sempre in questi casi parte la gara per tracciare gli identikit delle manager più accreditate per prendere il timone dei colossi pubblici. Da Roberta Neri, romana, già a.d di Enav con esperienza in Acea a Luisa Todini, imprenditrice già eurodeputata dal 1994 al 1999, presidente dei costruttori europei dal 2010 al 2012, consigliere di amministrazione della RAI dal 2012 al 2014, presidente di Poste Italiane dal 2014 al 2017. Gettonati poi il nome di Emma Marcegaglia, a capo dell'azienda di famiglia dopo essere stata presidente donna di Confindustria e dell'Eni e di Renata Polverini, partita come leader sindacale della Ugl per diventare presidente della Regione Lazio per il centrodestra per poi diventare parlamentare. Secondo il monitoraggio della Camera, nel 2023 rientreranno nella raffica di nomine affidate al governo Meloni i board di 18 società direttamente partecipate dai ministeri, 49 di secondo livello, a loro volta cioé partecipate dalle grandi controllate, e 3 società di terzo livello indirettamente partecipate da Cassa Depositi e Prestiti.
    Entro il 31 dicembre 2023, invece, scadranno e dovranno quindi essere rinnovati nel 2024 gli organi di amministrazione di 10 società direttamente partecipate, 51 di secondo livello e 4 di terzo livello. Con la prossima tornata di nomine, l'equilibrio di genere tornerà quindi a fare la differenza nella scelta dei nuovi consiglieri.
    Attualmente nei cda delle partecipate che stanno per andare a rinnovo nel 2023 siedono 105 donne ed altre 84 fanno parte dei Collegi sindacali, ma solo 3 sono amministratrici delegate, 10 le presidenti. Secondo i dati elaborati dal Centro studi CoMar la componente femminile ai vertici delle società Mef è superiore, già da qualche anno al 35%. "Tuttavia - rileva Massimo Rossi, presidente CoMar - questi incarichi sono soprattutto a livello di presidenze o nei Collegi sindacali, senz'altro importanti, ma meno rispetto alla conduzione operativa e quotidiana di un'azienda". In dettaglio, tra le società prossime a rinnovo le amministratrici delegate sono quelle di Amco (Marina Natale), Ipzs (Francesca Reich), Rfi (Vera Fiorani) a cui si può aggiungere la commissaria di Sogin (Fiamma Spena). Ad avere avuto presidenti donne sono Enel (Patrizia Grieco), Terna (Valentina Bosetti), Rfi (Anna Masutti), Cdp Venture Capital (Francesca Bria), Infratel (Eleonora Fratesi), Equitalia Giustizia (Maria Grazia Renieri), Consip (Barbara Luisi), Enav (Francesca Isgrò), Eni (Lucia Calvosa).
    In Eni la carica di a.d è saldamente e sembra lo resterà anche dopo l'assemblea di bilancio 2023 nelle mani di Claudio Descalzi. Tutta al maschile la prima linea attuale Enel con Michele Crisostomo presidente e Francesco Starace a.d che potrebbe essere interamente cambiata e potrebbe rappresentare una delle prime big ad essere colorata dal pink power. Poste vede una donna alla presidenza (Bianca Maria Farini) e Matteo Del Fante a.d che vanta al suo attivo però notevoli risultati che potrebbero farlo restare a meno di equilibri da cercare tra i vari cda a trazione pubblica.
   

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