Tra i 38 'campioni' quotati a
Piazza Affari le donne in cda, benché numerose, restano ai
margini, con solo il 3% incaricato di un ruolo esecutivo. Il
compenso medio di un amministratore delegato è di 2,7 milioni,
con un ceo su tre che s'inarca sopra quota 4. E per quanto
riguarda la sostenibilità, il 32% dei consigli ha un comitato ad
hoc mentre in altri 12 casi la sostenibilità figura tra le
funzioni assegnate ad altri comitati.
Sono alcune delle evidenze dalla venticinquesima edizione del
Board Index Spencer Stuart che analizza le prime "grandi
società" quotate in Italia appartenenti all'indice Ftse Mib, 38
blue chip che negli ultimi tre esercizi hanno registrato una
capitalizzazione superiore al miliardo di euro.
Dal report emerge anche che solo 9 società (23%) descrivono
nelle relazioni annuali sulla corporate governance un vero e
proprio piano di successione strutturato del proprio
amministratore delegato, mentre un altro 53% di società dichiara
di aver definito piani di successione in emergenza che si
traducono in un mero trasferimento di deleghe, di norma al
presidente.
Per quanto riguarda le quote di genere solo 5 donne rivestono
cariche esecutive (3%) e solo una è amministratore delegato.
Sono, invece, 162, pari al 35,7% del totale, i consiglieri
donna. Al momento, però, solo 8 società del Ftse Mib hanno in
consiglio un numero pari o superiore al 40% di donne, in linea
con i nuovi requisiti. In tema di compensi la retribuzione media
di un amministratore delegato è di 2,7 milioni di euro, con il
76% che supera il milione e il 29% che ne percepisce più di 4.
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