Sei Regioni italiane - Umbria,
Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia - si schierano
"a difesa" dei fondi europei per lo sviluppo rurale, esprimendo
"ferma contrarietà" rispetto all'ipotesi di una revisione dei
criteri di ripartizione, "disancorati dal parametro della
storicità della spesa, come proposto dalle altre amministrazioni
regionali con l'avallo del Ministero delle Politiche Agricole e
Forestali". Una posizione formalizzata in sede di Conferenza
Stato-Regioni, al tavolo della Commissione Politiche agricole,
dagli assessori all'Agricoltura delle aree che - sostengono -
"da sole rappresentano il 60% delle aree italiane interessate
dal Psr" che parlano di "scelte illogiche e perciò contestate
aspramente".
La posizione è stata resa nota, con un documento congiunto, da
Roberto Morroni, Umbria, Francesco Fanelli, Basilicata, Gianluca
Gallo, Calabria,
Nicola Caputo, Campania, Donato Pentassuglia, Puglia, e Antonino
Scilla, Sicilia.
Attraverso una nota depositata agli atti dei lavori della Cpa,
gli amministratori delle sei Regioni hanno definito come
"incomprensibile la proposta di ripartizione dei fondi formulata
dal capo di Gabinetto del Ministro. "Essa - si obietta - parte
da un presupposto definito incontestabile, cioè che vi siano dei
parametri per la ripartizione dei fondi Feasr che sia possibile
definire oggettivi, quasi fossero elementi di verità scientifica
in grado di rendere giustizia a tutte le Regioni. L'ipotesi
logica da cui muove questa osservazione è che si tratti di un
criterio in grado di allocare le risorse in maniera equa,
essendo già stato utilizzato in altre occasioni, e cioè per
l'applicazione delle risorse assegnate per il de minimis".
Tuttavia, si evidenzia, "l'aiuto de minimis è utilizzato in
agricoltura, di norma, per soddisfare esigenze emergenziali,
dovute spesso a calamità naturali o a epizoozie e quindi volte
al risarcimento del danno. Le risorse del Feasr, al contrario,
sono esclusivamente destinate a colmare il divario tra le aree
più ricche ed evolute e quelle più povere e marginali, come del
resto sostiene lo stesso Commissario europeo all'agricoltura
Janusz Wojciechowski".
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