(ANSA) - NAPOLI, 02 DIC - Napoli per quattro giorni è la
capitale mondiale dell'immunoterapia. I massimi esperti a
livello internazionale, fino a sabato, si confrontano sulle
nuove strategie terapeutiche, sui nuovi target, su cure sempre
più personalizzate. Ma inevitabilmente al meeting "Immunotherapy
Bridge" si discute anche di come il Covid ha impattato sulla
ricerca.
Dal ponte virtuale che unisce il Vesuvio al resto del mondo,
creato dodici anni fa da Paolo Ascierto, oncologo ricercatore
dell'Istituto Pascale, scatta l'allarme: il primo dato che
emerge da ogni relazione è l'aumento dei casi di tumore dovuti a
una regressione, causa pandemia, della prevenzione e, quindi,
dei controlli. Si stima possano essere circa un milione i casi
di cancro non diagnosticati solo in Europa a causa della
pandemia da Covid e 100 milioni gli screening non effettuati,
portando a diagnosi più tardive e a una minore sopravvivenza
complessiva.
Ma da Napoli arrivano anche buone notizie: tra tutti i tumori
trattati con immunoterapia, in quelli della pelle, la terapia
sembra rendere i pazienti più resistente al Covid, sottolinea
una nota del Pascale. Si è infatti constatato che il virus
attacca di meno i pazienti affetti da melanoma trattati con
l'immunoterapia rispetto agli altri, e in caso di positività
superano il Covid in maniera asintomatica. L'immonoterapia
bloccherebbe, dunque, gli effetti del Covid. "Non ci sono ancora
studi scientifici - dice il padrone di casa, Paolo Ascierto - ma
dati riscontrati su esperienze vissute. Solo al Pascale 11
pazienti, tutti trattati con l'immuno hanno superato il Covid
senza sintomi". "In dieci anni, in Italia - continua Ascierto -
le persone vive dopo la diagnosi di melanoma sono aumentate di
quasi il 70%: da 100.910 nel 2010, a 169.900 nel 2020. È un
tumore della pelle in costante crescita, con 14.900 nuovi casi e
un incremento del 20% solo nel 2020".
Primo centro a livello mondiale nella cura del melanoma il
Pascale dal 2010 ha curato con l'immunoterapia oltre 4.000
pazienti . Dieci anni in cui, grazie a questa terapia si è
riusciti a salvare il 50 per cento delle persone affetti da
tumore in stadio metastatico, tra il 30 e il 50 per cento nelle
diverse patologie neoplastiche. Inoltre, come emerso dalle
relazioni di altri ricercatori del Pascale intervenuti al
meeting, come Sandro Pignata, Antonio Avallone, Nicola Normanno
e Luigi Buonaguro ci sono evidenze che indicano l'opportunità di
anticipare il trattamento con l'immunoterapia prima della
chirurgia (neoadiuvante), per poi interromperlo una volta
raggiuntata la risposta completa. Questo accade soprattutto nei
tumori della mammella e del colon . (ANSA).