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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Confini marittimi, arriva la Zee italiana

Pubblicata la legge sulla Zona economica esclusiva: strategica per ambiente, idrocarburi, Fer e pesca. Ora i negoziati con i Paesi interessati (articolo di Quotidiano Energia)

Quotidiano Energia - Non è ancora una delimitazione della Zona economica esclusiva (Zee) italiana, che dovrà essere concordata prossimamente con i Paesi interessati, ma pone finalmente le basi per stabilire la giurisdizione del nostro Paese al di là delle acque territoriali nei settori dell’ambiente, degli idrocarburi, delle energie rinnovabili e della pesca. Stiamo parlando della legge 14 giugno 2021 n. 91 “Istituzione di una zona economica esclusiva oltre il limite esterno del mare territoriale”, approvata a larghissima maggioranza lo scorso 9 giugno dal Senato in via definitiva e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale di ieri.


In base alla legge, la Zee, “che comprende tutte le acque circostanti il mare territoriale o parte di esse”, sarà istituita con decreto del presidente della Repubblica, previa deliberazione del Cdm su proposta del ministro degli Esteri, “da notificare agli Stati il cui territorio è adiacente al territorio dell’Italia o lo fronteggia”. I limiti esterni della zona, infatti, saranno “determinati sulla base di accordi” con tali Stati e nel frattempo verranno “stabiliti in modo da non compromettere od ostacolare l’accordo finale”.

In pratica, ha spiegato la prima firmataria della proposta di legge sulla Zee, Iolanda Di Stasio (M5S), i diritti esclusivi di gestione e sfruttamento delle risorse economiche, ittiche e minerarie potranno essere estesi fino a 200 miglia dalla costa e si avrà la possibilità di “controllare e gestire direttamente la questione delle concessioni sulla trivellazione e di spingere sullo sfruttamento di forme di energia rinnovabili che trovano nelle zone costiere e di mare aperto i luoghi ideali per la realizzazione di impianti di energia pulita, come l’eolico offshore e la forza delle maree”.

In un intervento su “formiche.net”, Di Stasio ha ricordato che la legge si inquadra nella Convenzione Onu sul diritto del mare (Unclos), firmata a Montego Bay nel 1982 ed entrata in vigore nel 1994 dopo la ratifica da parte di 60 degli Stati firmatari. “L’Italia attendeva un provvedimento simile da oltre 27 anni”, ha affermato la deputata, convinta che il nostro Paese, “tra gli ultimi del bacino mediterraneo a dotarsi di una normativa in materia di sovranità marittima”, dispone adesso di “un asset forte per la negoziazione dei confini marittimi con i propri Stati contigui e frontisti”.

Dopo il 2000, infatti, numerosi Paesi del Mediterraneo hanno proclamato zone marittime esclusive, prima a titolo di Zpe (protezione ecologica) o Zpp (pesca) e in seguito di Zee. La corsa alle Zee è stata avviata da Cipro (attraverso accordi con Egitto, Libano e Israele), poi imitata da Tunisia, Libia, Francia e Spagna.

Nel tentativo di colmare il ritardo, l’Italia ha firmato un anno fa un accordo con la Grecia sul futuro limite delle rispettive Zee e avviato colloqui con gli altri Paesi, ma finora senza risultati concreti. Secondo l’ammiraglio ed esperto di diritto del mare Fabio Caffio, interpellato da “InsideOver”, le questioni relative all’Adriatico potrebbero essere risolte rapidamente, stante le trattative già a buon punto con Croazia e Slovenia e l’intesa con l’Albania sul fondale che potrà essere la premessa per un accordo sulle Zee. Anche con la Francia, considerato l’accordo di Caen del 2015 che di fatto è già una sorta di delimitazione delle due Zee, i negoziati potrebbero trovare la strada in discesa.

Non pochi problemi si prospettano però nel Mediterraneo centrale e occidentale, in particolare con Algeria, Malta e Libia. Sui negoziati con la prima pesa la Zee progettata da Algeri che arriva davanti alle coste della Sardegna, mentre Malta ha dimostrato di non avere particolare interesse a una politica di soluzione delle contese con i Paesi limitrofi e si muove su binari di autonomia strategica rispetto alla Ue dati i forti legami con Turchia e Libia, Paese quest’ultimo con cui non sarà facile trovare un’intesa sulla Zee.

Con la Tunisia, invece, la revisione degli accordi del 1971 sulla piattaforma continentale non dovrebbe presentare particolari criticità.

L’attuazione della legge attraverso gli accordi bilaterali sarà ora curata dalla Cabina di Regia sul Mare, istituita nel dicembre 2020 dal ministero degli Esteri e presieduta dal sottosegretario Manlio Di Stefano.