"Vorrei che i miei alunni con i
genitori e il mio Dirigente - scrive ancora la docente -
pretendessero da me non un certificato fasullo, che attesta
nulla, ma certificati che attestino la mia preparazione e le mie
competenze. Quelli ne ho tanti, tutti regolarmente conseguiti.
Vorrei anche che i miei colleghi "certificati" si indignassero
come e quanto me, poiché anche loro sono vittime di un ignobile
ricatto e sono stati privati del loro diritto all'insegnamento,
che però, diversamente da me, possono esercitare solo perché
possiedono qualcosa che in realtà è incostituzionale".
La sua, dunque, è una sorta di disobbedienza civile "verso un
provvedimento ingiusto, discriminatorio e illegittimo. Spero -
conclude - di avere la forza e la costanza di perseguirla,
confido nell'onestà intellettuale dei miei colleghi ai quali
chiedo sostegno e mi auguro che i miei alunni e le loro famiglie
capiscano la mia posizione, anche se potrebbero non
condividerla".
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