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Giovani imprenditori ecologisti, sette storie italiane da Oscar (Green)

Giovani imprenditori ecologisti, sette storie italiane da Oscar (Green)

Dalla 'pescatrice' di plastica al sidro della movida. Italia leader in Europa per numero di imprese agricole under 35

02 ottobre 2021, 22:59

Redazione ANSA

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Giovani contadini: Italia è leader in Europa per numero di giovani imprese agricole. foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Giovani contadini: Italia è leader in Europa per numero di giovani imprese agricole. foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Giovani contadini: Italia è leader in Europa per numero di giovani imprese agricole. foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Giovani che fanno innovazione salvando il clima, combattendo gli sprechi e inventandosi il lavoro: ci sono, esistono e vengono anche premiati. Dall’agri drive in al sidro della movida fino ai pescatori di plastica sono storie di invenzioni e impegno che hanno vinto gli Oscar Green della Coldiretti, nel corso delle finali di Roma, nella Giornata Internazionale della consapevolezza sulle perdite e sprechi alimentari proclamata dalle Nazioni Unite, in occasione di Youth4Climate che anticipa la riunione dei ministri della Cop26, la conferenza mondiale dell’Onu sui cambiamenti climatici in programma a Glasgow dall’1 al 12 novembre. Con la crisi provocata dall’emergenza sanitaria, il settore agricolo è diventato di fatto il punto di riferimento importante per le nuove generazioni, tanto che nell’ultimo anno sono nate in media 17 nuove imprese giovani al giorno, secondo l’analisi Coldiretti-Divulga. Ma nel periodo della pandemia le aziende condotte da giovani si sono dimostrate anche le più resilienti, con un aumento medio dei redditi del 5,9% nel 2020 rispetto all’anno precedente, mentre quelli delle aziende over 35 sono diminuiti dell’1,3%. Una svolta green che ha portato al lavoro nelle campagne italiane un esercito di 55mila imprese che ha di fatto rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore impegnandosi in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. E’ soprattutto grazie a questa svolta green che l’Italia è diventata leader in Europa per numero di giovani imprese agricole, che sono peraltro anche più brave dei colleghi Ue se si considera che il valore della produzione generato dagli under 35 nostrani è pari a 4.964 euro ad ettaro, oltre il doppio dei giovani agricoltori francesi (2.129 euro/ettaro).
Essere custode dell’ambiente per tramandare un mondo più pulito alle nuove generazioni ha garantito la vittoria nella categoria Sostenibilità a Chiara Meriti che nella Marche che ha trasformato il suo peschereccio nella flotta dei pescatori custodi. Dopo lunghe ore e infinite miglia di navigazione, dopo aver visto evidenti segni di sofferenza e un aumento dell’inquinamento marino che rischiava di finire anche sulle tavole di consumatori. È così che le poche ore destinate al riposo, dopo avere tirato a bordo le reti e messo in ghiacciaia il pescato, vengono destinate all’attività ecologica. Le saccate sono un miscuglio di pescato e rifiuti. Una volta svuotata la “saccata” avviene la cernita del pesce e la raccolta di tutto il materiale plastico che verrà poi stoccato all’interno di una vera e propria isola ecologica mobile composta da diversi contenitori. La pratica tristemente nota è quella di restituire alle acque quanto hanno appena consegnato all’uomo. Ma il peschereccio si è impegnato, facendosi carico di costi e sforzi, di selezionare la plastica dal pesce e di trasportarla a terra per affidarla a chi di dovere. Chiara è stata premiata per avere impiegato coraggio e passione in una importante pratica che consente il ripopolamento del pescato e di tutela del mare e per aver trasformato la fatica quotidiana in impegno ecologico, per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni.
Nella categoria Creatività invece l’oscar è andato a Federico Pedrolli del Trentino Alto Adige che ha sperimentato con successo lo squisito sidro della movida. Antiche varietà che, negli anni, hanno ceduto il posto alla mela da tavola, sono state recuperate e accostate al luppolo e a essenze innovative, metodologie di lavorazioni imprevedibili e tecniche di invecchiamento ereditate dalla tradizione brassicola ed enologica italiana. Ecco come il sidro, secco o abboccato, trova nuove strade e diventa l’alternativa alla birra e al vino per il mondo della movida e del divertimento. Lievitazione e invecchiamento per la spumantizzazione, aromatizzazione agli agrumi e ai piccoli frutti, per gustarlo con essenze fresche e fruttate in curiosi abbinamenti e vivaci occasioni di consumo. L’azienda è stata premiata per la genialità dell’idea, la capacità di interpretare il futuro, con il valore della tradizione e la capacità di saper mettersi in gioco in quelle che appaiono come sfide insuperabili.
Fantasia e creatività insieme al desiderio di uscire dalla crisi generata dalla pandemia hanno assicurato l’Oscar nella categoria Covid il premio a Giovanni Zuanon che in Veneto ha inventato il primo Agri-drive in piena campagna, dove gustare ottimi spuntini e birra artigianale davanti a un bel film, nella propria auto senza rischio contagio. Per superare le difficoltà causate dalla pandemia, Giovanni propone un Agridrive in ed è un successo incredibile. La gente si precipita in fattoria. Sicurezza e distanziamento sono garantiti, una sera dietro l’altra è un successo a valanga. Il giovane imprenditore è stato premiato non solo per aver salvato la sua azienda, incanalando creatività e originalità in un momento di crisi terribile, ma anche per aver dato una risposta concreta all’emergenza sanitaria, regalando un sorriso alla popolazione colpita.
Puntare sull’unione che fa la forza è importante per vincere l’Oscar della categoria Fare rete e per questo motivo il premio è stato assegnato ad Andrea Liverani della Sardegna che con una start up ha attivato una partnership per un progetto di rete sperimentale sull’agricoltura di precisione di ben 10 aziende agricole. L’obiettivo è quello di evitare lo spreco d’acqua e somministrare solo il concime e il fertilizzante strettamente necessario, abbattendo l’inquinamento chimico e ottimizzando la resa. Attraverso il monitoraggio aereo, si intuisce pianta per pianta quale sia il reale fabbisogno energetico e dove erogare più o meno fertilizzante. Metodologia equivalente per gli irrigatori d’acqua o per la lotta ai parassiti. Andrea è stato premiato perché ha saputo collegare esperienze diverse rendendo protagonista la tecnologia a servizio dell’agricoltura sana insieme al territorio in una nuova sfida collettiva unendo innovazione e valorizzazione del prodotto.
Nella categoria impresa 5.terra invece l’ambito premio va a Rosa Ferro che nella sua splendida Campania ha inventato il primo foglio di carta interamente ricavato dall’aglio. Per crearlo non c’è bisogno soltanto della tunica d’aglio, ma di silenzio, armonia e della delicata vita dei borghi degli Alburni. In questi terreni con scarse risorse di acqua è stato piantato una antica varietà di aglio e, ad ogni lavorazione, si produce una grande quantità di scarto. Rosa è riuscita a ottenere il “foglio dalla tunica d’aglio”, senza l’aggiunta di componenti chimici e senza lasciare un solo grammo di scarto che non chiuda il ciclo di produzione. Il risultato è una carta per scrivere o disegnare, ma anche oggetto di design. Rosa è stata premiata per il suo inflessibile spirito ecologista e la sua creatività che insieme alla sua la terra sono in grado di sprigionare e fare di un rifiuto aziendale il carburante innovativo di una start up di successo.
Nella categoria Campagna Amica invece a vincere è stato Andrea Tagliabue della Lombardia che ha abbandonato la finanza londinese per dedicarsi alle campagne della Brianza. Per cominciare a produrre squisite marmellate Andrea ha percorso una lunga strada che da una laurea in Scienze bancarie l’ha portato nel ventre della City dove ha aggiunto un master in Matematica finanziaria, per diversi anni di successo alle leve di un colosso bancario d’investimento. È servito a comprendere che “se fai un prodotto made in Italy e lo fai eccellente non hai nulla da temere”. Andrea è così tornato in Brianza per coltivare piccoli frutti e produrre composte con metodi innovativi. Protegge i frutti rossi con una moderna copertura anti insetto e, secondo i principi dell’economia circolare, da tutti gli scarti della lavorazione delle piante ottiene un cippato da riusare nei processi aziendali. Cucina la materia prima con il metodo del sottovuoto, che mantiene intatte le proprietà organolettiche della frutta, addolcita con l’uso di solo miele. Andrea ha centrato fino in fondo lo spirito di questa categoria ed è stato premiato per aver saputo sapientemente coniugare bontà e qualità della tradizione gastronomica italiana.
E per finire nella categoria Noi per il sociale viene premiato il coraggio Alessandro Bruno che in Valle d’Aosta è riuscito a trasformare la disabilità in impiego remunerato. Tra le altissime montagne della sua regione Alessandro ha creato la fattoria della felicità dove le fragilità e le disabilità sono una risorsa inesauribile, diventando volano per sempre più innovative attività della fattoria. Dalla cura degli animali, alle pratiche dell’orto, fino alla trasformazione dei formaggi sono i ragazzi portatori di handicap ad occuparsene. Ma tocca anche a loro l’attività della didattica ai bambini. D’estate, con i centri estivi, ma anche d’inverno nelle scuole. Come dice Alessandro: il seme dell’inclusione non ha terreno fertile migliore che nei bambini. Questo tipo di attività permette ai ragazzi con disabilità di prendere consapevolezza delle loro capacità e potenzialità e ai bimbi ospitati di imparare oltre a delle attività anche l’inclusività in modo naturale e sincero. L’azienda è stata premiata per aver ridato, attraverso l’agricoltura, speranza, opportunità e reddito a ragazzi meno fortunati.

Con la crisi provocata dall’emergenza sanitaria, il settore agricolo è diventato di fatto il punto di riferimento importante per le nuove generazioni, tanto che nell’ultimo anno sono nate in media 17 nuove imprese giovani al giorno, secondo l’analisi Coldiretti-Divulga. Ma nel periodo della pandemia le aziende condotte da giovani si sono dimostrate anche le più resilienti, con un aumento medio dei redditi del 5,9% nel 2020 rispetto all’anno precedente, mentre quelli delle aziende over 35 sono diminuiti dell’1,3%.

Una svolta green che ha portato al lavoro nelle campagne italiane un esercito di 55mila imprese che  ha di fatto rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore impegnandosi in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.

E’ soprattutto grazie a questa svolta green che l’Italia è diventata leader in Europa per numero di giovani imprese agricole, che sono peraltro anche più brave dei colleghi Ue se si considera che il valore della produzione generato dagli under 35 nostrani è pari a 4.964 euro ad ettaro, oltre il doppio dei giovani agricoltori francesi (2.129 euro/ettaro).

Ancor più marcata la differenza con la Spagna (2.008 euro/ettaro). Dietro anche i tedeschi (3.178 euro a ettaro). Nel complesso, la produzione standard generata per ettaro coltivato dai giovani in Italia è poco meno del doppio della media europea (2.592 euro a ettaro), secondo il rapporto del Centro Studi Divulga.

Ma i successi a livello europeo non riguardano solo chi ha scelto di fare imprese ma anche chi ha deciso di cercare opportunità lavorative nelle campagne. Nonostante crisi e pandemia in Italia si rileva un incremento del +4% degli occupati in agricoltura, con 11 mila nuovi posti di lavoro per giovani in agricoltura negli ultimi 10 anni. Un risultato in controtendenza se si guarda al dato nazionale relativo al lavoro dei giovani, dove calano gli altri settori tra cui: ristorazione (-14%); arte e intrattenimento (-5,5%); manifattura (-4,2%); commercio al dettaglio e ingrosso (-3,7%).

Il maggior appeal del lavoro in campagna si riflette anche sulle scelte scolastiche. Nell’anno del Covid gli studenti italiani hanno preso d’assalto gli indirizzi agricoli delle scuole superiori, con un incremento del 15% delle iscrizioni agli istituti professionali, secondo una analisi di Coldiretti su dati Miur. Alla crescita degli studenti degli istituti professionali in Agricoltura, Sviluppo Rurale, Valorizzazione dei Prodotti del Territorio e Gestione delle Risorse forestali e montane si aggiunge peraltro quella delle presenze all’indirizzo Agraria, Agroalimentare e Agroindustria degli istituti tecnici, in aumento del 6%.

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