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Suzuki Hayabusa, il falco pellegrino è tornato

Moto

Suzuki Hayabusa, il falco pellegrino è tornato

Icona della velocità su due ruote si rinnova ma non perde il dna

ROMA, 11 marzo 2022, 17:33

Alessio Taralletto

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Dici Suzuki Hayabusa e immagini potenza, accelerazione e velocità. L'icona della velocità pura su due ruote è arrivata alla terza generazione nella genealogia del 'falco pellegrino', questa la traduzione italiana del suo nome in giapponese, che campeggia come da tradizione sulla carenatura in caratteri kanji.
    Presentata per la prima volta nel 1999, la Suzuki Hayabusa salì direttamente sul gradino più alto del podio come moto di produzione più veloce del mondo. Dopo un primo, profondo, restyling nel 2007, si è arrivati alla configurazione attuale.

 

    E, nonostante i venti anni abbondanti trascorsi dalla presentazione del primo modello, nonostante in questa ultima versione le linee non concedano nulla né alle citazioni né al fascino retrò, la missione è compiuta: una Hayabusa la riconosci al primo colpo d'occhio. E' inconfondibile, come lo è sempre stata nel panorama motociclistico fin dal suo debutto. Non solo estetica però: la terza generazione conserva tutte le caratteristiche di sempre, a cominciare dalla maneggevolezza.
    Non è tra le moto più leggere, con i suoi 264 chili in ordine di marcia. Ma non è mai stato un problema: baricentro e seduta basse, posizione di guida sdraiata ma niente affatto scomoda, fluidità e morbidezza dei comandi ne confermano l'indole da passista da autobahn tedesca, dove i limiti di velocità non tagliano le gambe al poderoso motore da 1340 centimetri cubici.
    Velocità dunque, ma senza rinunciare all'indole sportiva: nel misto non sfigura al cospetto dei modelli più dichiaratamente sportivi restando sempre bilanciata e agile, a dispetto della mole.
    E poi c'è la 'schiena' del quattro cilindri: su questa ultima versione il lavoro degli ingegneri di Hamamatsu ha visto sacrificare qualcosa sul fronte della potenza massima (ma visto che i cavalli sono 190 e la coppia è di 150 Nm, parlare di sacrifico è un candido eufemismo) a favore dell'erogazione ai medi regimi. Che è, senza mezzi termini, semplicemente devastante, tanto che, nel misto, il cambio sembra quasi inutile. Una, due marce in più dell'ordinario non spostano nulla: la risposta del motore c'è sempre e ce ne è tanta. Quasi un cruccio, visto che il quickshifter di serie permette cambiate velocissime, degne di una supersportiva da pista. Queste le sensazioni alla guida, emerse nel corso della lunga prova su strada di ANSA Motori, ma i freddi numeri non sono da meno. Quattro i cilindri, sedici le valvole, due gli alberi a cammes in testa, 1340 i centimetri cubici della cilindrata. E 299 chilometri all'ora la velocità massima, ma solo perché la Hayabusa, per precisa scelta della Suzuki, viene autolimitata.
    Poi c'è la ciclistica: il telaio a doppio trave di alluminio, che mantiene il classico disegno del telaietto sottosella, lavora su una forcella con steli da 43 millimetri e su un monoammortizzatore posteriore progressivo, entrambi marchiati Kayaba e completamente regolabili. Davanti ci sono due dischi da 320 millimetri semiflottanti, su cui mordono le pinze Brembo Stylema, quasi irrinunciabili quando si parla di queste prestazioni. L'interasse di 1480 millimetri e il cannotto di sterzo inclinato di 43 gradi permettono una maneggevolezza insospettabile, viste le dimensioni abbondanti dell'intera moto.
    E poi c'è l'elettronica. E ce ne è veramente tanta: tutta quella disponibile verrebbe da dire. Di serie, infatti, ci sono tutti gli aiuti disponibili: cornering ABS, TC, AWC, 3 power mode, EBC, quickshifter bidirezionale, hill hold contol e cruise control. E anche il launch control a 3 livelli di attacco, che sarà particolarmente apprezzato dai fan statunitensi dell'Hayabusa, pronti a scattare al semaforo verde del quarto di miglio delle dragstrips.
    Il tutto può essere tenuto sotto controllo sul sontuoso cruscotto della 'busa', dove campeggia un sapiente mix tra strumenti analogici e pannelli digitali, in grado di fornire al pilota tutte le informazioni. E non solo quelle sui settaggi adottati, ma anche una panoramica sul funzionamento della moto.
    Tra i dati visualizzabili in tempo reale, infatti, ci sono l'angolo di piega (con memoria di quello massimo raggiunto), la pressione sui freni anteriore e posteriore, l'accelerazione istantanea e la posizione dell'acceleratore. Nulla da invidiare al più recente videogioco per Playstation, insomma. 

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