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Sergio Harari, spesso tempo è cura migliore per Long Covid

L’esperto al XXII Congresso della Pneumologia Italiana a Milano

Milano ANSAcom

Sergio Harari è docente di Medicina interna e direttore di Pneumologia all’Ospedale San Giuseppe MultiMedica di Milano e spiega che cosa è il Long Covid e quali sono le sue manifestazioni più tipiche. “Si definisce Long Covid la persistenza di sintomi dopo circa tre mesi dall’infezione virale e che possono avere varia natura: da quelli di natura respiratoria, ai sintomi neurologici, come la cosiddetta “nebbia cerebrale”, le difficoltà di memoria, la cefalea. Ma anche sintomi gastroenterici e cardiovascolari. In sostanza si tratta di una manifestazione che interessa tutto l’organismo e che viene poi declinata in maniera diversa da paziente a paziente. Dipende anche dal tipo di variante che si è contratta: nella prima fase della pandemia abbiamo avuto le alterazioni dell’olfatto e del gusto, sintomi che sono molto meno frequenti con la variante Delta”.

Ci sono pazienti più a rischio? “Hanno più possibilità di avere il Long Covid quei pazienti che hanno avuto le forme più impegnative e che sono stati ospedalizzati. Questi pazienti, che sono andati in terapia intensiva, hanno un rischio aumentato di sviluppare nuove condizioni che necessitino terapie, cioè di avere terapie farmacologiche aggiuntive rispetto a quello che facevano prima del Covid. Inoltre hanno un rischio di ospedalizzazione maggiore. Ci sono invece altri sintomi, come l’alterazione del gusto e dell’olfatto, che non dipendono dalla gravità della malattia ma più dal tipo di variante".

Quali sono le cure? "In molte situazioni il tempo è la cura migliore. Ci sono alcuni disturbi che possono beneficiare di terapie specifiche, per esempio l’asma post-infettivo può necessitare di terapie anti-asmatiche sono efficaci. Delle volte l’interessamento polmonare anche distanza può beneficiare di terapia cortisone. Per quel che riguarda i sintomi neurologici o gastroenterici, invece, abbiamo più terapie di tipo sintomatico ma non curative. Alcuni di questi sintomi possono diventare definitivi, altri che invece vanno riducendosi e poi scomparendo col tempo".

In collaborazione con:
Aipo

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