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Cervello, così nascono le cellule con il kit anti-invecchiamento

Cervello, così nascono le cellule con il kit anti-invecchiamento

Diverse dai neuroni, hanno difese contro danni al loro Dna

05 maggio 2022, 12:42

Redazione ANSA

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OPC in coltura. La marcatura verde identifica gli OPC di origine dorsale, più vulnerabili al danno al DNA. Fonte: NICO - Università di Torino - RIPRODUZIONE RISERVATA

OPC in coltura. La marcatura verde identifica gli OPC di origine dorsale, più vulnerabili al danno al DNA. Fonte: NICO - Università di Torino - RIPRODUZIONE RISERVATA
OPC in coltura. La marcatura verde identifica gli OPC di origine dorsale, più vulnerabili al danno al DNA. Fonte: NICO - Università di Torino - RIPRODUZIONE RISERVATA
Nascono con un kit anti-invecchiamento, alcune delle cellule del cervello chiamate oligodendrociti e che sono specializzate nel dare supporto e protezione ai neuroni: è un’eredità nascosta e che viene alla luce solo quando c’è un pericolo e la loro scoperta, che parla italiano, potrebbe aprire la strada a nuove strategie sia per tutelare il cervello degli anziani, sia a future terapie contro malattie neurodegenerative.
Pubblicato sulla rivista Nature Communications, il risultato si deve alla ricerca coordinata dall’Università di Torino, con il suo istituto Nico (Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi), e condotta in collaborazione con gli Stati Uniti.
Gli oligodendrociti sono noti per essere le cellule del cervello che producono la guaina di mielina che assicura la conduzione dei segnali fra i neuroni, e appartengono alla famiglia delle cellule diverse dai neuroni, come gli astrociti e quelle della microglia. Non era chiaro, però, se e quanto queste cellule fossero diverse fra loro e quanto la loro eterogeneità potesse avere impatto sulla fisiologia o sulla patologia del sistema nervoso centrale.
Per scoprirlo i ricercatori si sono concentrati sulle cellule progenitrici degli oligodendrociti (Opc) e hanno scoperto che “uno degli aspetti di eterogeneità degli Opc è la loro diversa ‘origine di nascita’”, osserva Enrica Boda, prima autrice del lavoro, condotto con i colleghi dell’Università di Torino Martina Lorenzati, Roberta Parolisi, Gianmarco Pallavicini, Ferdinando di Cunto e Annalisa Buffo (dipartimento di Neuroscienze e Nico) e Luca Bonfanti (dipartimento di Scienze Veterinarie e Nico), in collaborazione con Stephanie Bielas, dell’Università del Michigan, e Brian Harding, dell’Università della Pennsylvania e Children’s Hospital of Philadelphia.
“Durante lo sviluppo del Sistema nervoso centrale – prosegue Boda - diverse popolazioni di Opc vengono generate a partire da ‘nicchie’ diverse e in tempi diversi. A dispetto di questa diversa origine, nel cervello adulto le popolazioni di Opc non presentano differenze evidenti”.
Tuttavia, se e quanto la loro diversa origine possa invece condizionarne il funzionamento in condizioni patologiche non era stato mai studiato. Dalla ricerca è emerso ora che, in base alla loro diversa origine di nascita, gli Opc ereditano una diversità nascosta, latente fino al momento in cui queste cellule non si trovino in presenza di una lesione, un danno al loro Dna. Questa eredità consiste in una diversa capacità di attivare risposte antiossidanti e quindi di sopravvivere in caso di danno. “Poiché il danno al Dna contribuisce all’invecchiamento di tutte cellule e, in modo primario o secondario, alla maggior parte delle patologie del Sistema nervoso centrale, questa scoperta – rileva Boda - rappresenta un importante passo in avanti per la comprensione del comportamento degli Opc nel cervello dell’anziano e in condizioni patologiche e, auspicabilmente, per il disegno di nuovi approcci di terapia”.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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