"Tutti gli esemplari che restano in piedi, e in particolare quelli ai margini della superficie percorsa dal fuoco, dopo uno-due anni - spiega Baldini - si riempiono di larve che vanno a colpire a macchia d'olio le restanti piante del bosco, se non è in perfetta salute". Inoltre, secondo gli autori, il rischio è che interventi inappropriati, oltre a sperpero di risorse, producano danni ancora peggiori rispetto agli incendi.
"Poco si sa sulle tecniche più rapide - sottolineano gli autori nella prefazione - per ripristinare la copertura del suolo. Si deve intervenire subito dopo l'evento disastroso, scavalcando a volte le leggi che prevedono un lungo iter burocratico, per far sì che le ceppaie di latifoglia possano riscoppiare nel più breve tempo, o intervenire in un secondo tempo con il rischio di danneggiare i ricacci che andranno a formare il nuovo bosco? Dobbiamo lasciar fare alla natura?" "Anche questa in determinate condizioni è una possibilità" come spiega nel libro Susanna Nocentini nel capitolo " La ricostituzione per via naturale dei boschi percorsi da incendio".
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