"Una transizione giusta - spiega Marta Messa, direttore di Slow Food Europa - deve basarsi sulla biodiversità, l'agroecologia e la giustizia sociale e non sulle innovazioni tecnologiche proposte dalle grandi multinazionali, lontane dalle innovazioni reali che le comunità locali sviluppano. Il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità dovrebbero essere affrontati insieme, in quanto facce della stessa medaglia collegati dai medesimi problemi".
Secondo Shane Holland, executive chairman di Slow Food nel Regno Unito "la produzione industriale casearia e di carne è responsabile di una ampia parte delle emissioni, eppure importanti gruppi in questi giorni hanno proposto l'allevamento intensivo come la salvezza. Abbiamo ascoltato anche la testimonianza di chi è convinto della necessità di aumentare la produzione agricola come riserva contro i raccolti scarsi. Una visione inaccettabile, specialmente se consideriamo che già oggi il 30% del cibo prodotto è sprecato, e questo non fa altro che esacerbare la crisi climatica. Sembra - conclude Shane Holland - che i governi non siano in grado di fuggire dall'influenza delle multinazionali e che siano incapaci di fare scelte davvero sostenibili, che esistono già ma che andrebbero promosse e supportate su larga scala".
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