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Al Castello di Schisò il cantiere della conoscenza

Al Castello di Schisò il cantiere della conoscenza

Samonà, grande polo culturale e museo. Tigano, Naxos meno remota

GIARDINI NAXOS, 16 aprile 2021, 12:43

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sono stati inaugurati i lavori del 'cantiere della conoscenza', le opere di recupero e restauro del Castello di Schisò, un complesso monumentale appartenuto a privati che, nel 2018, per volere di Sebastiano Tusa, è entrato a far parte dei beni della Regione Siciliana tramite l'acquisto, in autofinanziamento, del Parco Archeologico Naxos Taormina.
    "Dalla riconversione dell'antica roccaforte e delle ex fabbriche per la lavorazione di cannamele e agrumi saranno realizzati un polo culturale e museo - ha affermato l'assessore regionali dei Beni culturali e dell'Identità siciliana, Alberto Samonà - è un grande risultato del governo Musumeci. Interventi come quello che oggi inauguriamo esaltano il senso e il valore che assume la tutela di un bene culturale e lo trasformano in processo di sviluppo di un territorio. Con il Castello di Schisò aperto alla pubblica fruizione Giardini Naxos si riapproprierà di un prezioso gioiello che, attraverso le testimonianze raccolte, potrà raccontare al mondo la storia della prima colonia greca di Sicilia, ma anche della realtà sociale e imprenditoriale che proprio nel Castello di Schisò, in tempi più recenti si è sviluppata".
    Durante le attività iniziali di disboscamento e messa in sicurezza è emersa una maschera di sileno, l'inconfondibile satiro dal ghigno irridente che, con funzione apotropaica, sin dai tempi della colonia greca, i naxioti appendono sopra la porta di casa per tenere lontani gli spiriti maligni. Un ritrovamento che è stato salutato positivamente dal personale del Parco archeologico Naxos Taormina "Cominciamo una nuova avventura alla scoperta della Naxos meno remota - ha sottolineato la direttrice del Parco, Gabriella Tigano - la "Giardini" con il Castello sul mare e le sue torri disegnata sui taccuini dei viaggiatori del passato, dalle cartografie di Tiburzio Spannocchi agli acquerelli dei vedutisti del Grand Tour. Non solo. I cantieri che stiamo avviando ci consentiranno di esplorare l'antico opificio dove, secondo fonti documentali, si lavoravano agrumi e canna da zucchero.
    Un'esperienza esaltante non solo per noi archeologi, sempre a caccia di storie e custodi di memorie, ma anche per la comunità di Giardini, curiosa di conoscere il proprio passato".
   

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