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Fossile di lupo del Medioevo in Italia descritto a 360 gradi

Fossile di lupo del Medioevo in Italia descritto a 360 gradi

È il primo studio completo, da atenei di Roma, Bologna e Parma

BOLOGNA, 19 maggio 2022, 16:12

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Appartiene a una lupa di 6-8 anni, senza un canino per via di una grave parodontite, che viveva sulle sponde del Po tra il 967 e il 1.157 d.C. il fossile di cranio di lupo trovato a settembre 2018. È la descrizione più completa di un campione di lupo del Medioevo in Italia e si deve a uno studio diretto da Davide Persico, professore associato all'Università di Parma, nonché autore del rinvenimento del fossile, insieme a colleghi della Sapienza di Roma, dell'Università di Bologna, di Copenaghen e dell'Ispra.

Il fossile, completo e in ottimo stato di conservazione, è esposto nel Museo Paleoantropologico del Po di San Daniele Po (Cremona) ed è già stato oggetto di uno studio paleogenetico nel 2019. Nel nuovo articolo scientifico, pubblicato qualche giorno fa sulla rivista Historical Biology, viene presentata la sua prima descrizione completa basata su un approccio multidisciplinare.

Il cranio quasi completo è stato ritrovato sulla barra alluvionale del Po denominata Boschi Maria Luigia, in territorio cremonese. Con l'analisi radiometrica al carbonio 14, il fossile è stato collocato in pieno Medioevo, periodo cruciale nella storia evolutiva del lupo perché segnato da cambiamenti di ecosistema e da pesanti persecuzioni da parte dell'uomo. Analisi biometriche e basate sulla tomografia computerizzata hanno rivelato che il lupo del Po rientra nella variabilità cranica della sottospecie 'Canis lupus italicus' esistente tutt'oggi nella nostra penisola. L'età dell'esemplare, una femmina, è stata dedotta dall'usura dei denti, che hanno rivelato anche la grave parodontite che ha causato la completa perdita del canino sinistro. Una condizione che potrebbe aver debilitato la lupa anche se non è chiaro se sia stato questo a portarla alla morte.

Sono state condotte anche analisi filogenetiche, al laboratorio del Dna antico dell'ateneo di Bologna, che hanno collocato il patrimonio genetico del reperto nella variabilità genetica dei lupi moderni, distinto da quello dei cani.

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