BRUXELLES - Recepire al più presto la direttiva Ue sul copyright. "Senza diritto d'autore, che è il diritto del lavoro quotidiano di chi crea, la cultura muore, e con lei muore anche l'identità del nostro Paese". E' l'appello accorato del presidente della Siae Giulio Rapetti, in arte Mogol, ai parlamentari italiani al termine di una colazione con il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli a Bruxelles.
"Sul diritto d'autore in Europa abbiamo portato a casa una vittoria straordinaria, ma in Italia, incomprensibilmente, finora tutto tace, mentre il pericolo che corriamo è sempre più grave", ha avvertito Mogol. Sul recepimento della direttiva a livello nazionale anche Sassoli ha sottolineato che "il Parlamento Europeo ha fatto la propria parte" e che "adesso tocca ai parlamenti nazionali recepire la direttiva Copyright".
Mogol ha ricordato che il lavoro di giornalisti, creativi e artisti è sempre più in sofferenza e non c'è tempo da perdere: "abbiamo 90mila iscritti che hanno uno stipendio inferiore ai 1000 euro al mese senza contributi". L'urgenza è dettata dalle ultime mosse di Google che ha annunciato di non voler pagare agli editori i diritti per lo sfruttamento di contenuti giornalistici come previsto dalla direttiva europea e di aver trovato un modo per modificare i risultati delle ricerche dopo il recepimento in Francia della normativa.
Gli editori saranno così costretti a scegliere se continuare a condividere i propri contenuti sulle piattaforme web o abbandonarle a discapito della propria visibilità. "Il comportamento di Google è inaccettabile. Questa mossa è un evidente, sebbene prevedibile, abuso del potere monopolistico da parte di un'azienda che ritiene di poter stabilire le regole e aspettarsi che tutti gli altri rimangano indietro". E' duro il commento di Angela Mills Wade, direttrice esecutiva dell'European Publishers Council (EPC).
Secondo l'organizzazione degli editori Ue la decisione di Google di modificare i risultati delle ricerche sulle notizie in Francia, è da ritenersi contraria a una normativa pensata per incentivare le licenze e difendere la stampa e il dibattito democratico. All'armonizzazione della normativa del diritto d'autore si erano fortemente opposti i Cinque Stelle che l'avevano definita una censura, mentre l'ex sottosegretario per l'editoria Vito Crimi la definì come "la morte dell'editoria locale".
Dopo un lungo iter e un acceso dibattito la direttiva europea in materia di diritto d'autore che prevede che i colossi del web paghino per le opere condivise sulle proprie piattaforme di giornalisti, creativi e artisti è stata approvata dal Consiglio Europeo lo scorso aprile. L'Italia ha votato contro assieme a Svezia, Finlandia, Polonia, Olanda e Lussemburgo.