Albania e Macedonia del Nord sono oggi come personaggi di Beckett, in perenne attesa della luce verde dell' Ue. Ciò malgrado l'Italia sia stata "nostro sostenitore fedele per tutto il tempo. Prima Renzi, poi Gentiloni, Conte e specialmente Di Maio non potevano impegnarsi di più nel riaffermare che l'Albania merita l'apertura dei negoziati". "L'Europa è una religione per noi", ha assicurato poi il premier, minimizzando i rischi di espansione dell'influenza di Russia, Cina, Turchia e Paesi arabi nei Balcani.
L'adesione alla Ue non ha alternative: non certo l'iniziativa 'Open Balkan', sostenuta da Belgrado, Tirana e Skopje e rilanciata a fine luglio. "Non c'è e non può esserci un sostituto all'integrazione europea. 'Open Balkan' è un nuovo strumento per spingere più velocemente sul processo di integrazione, implementando nella nostra regione le 4 libertà fondamentali della Ue: libertà di movimento delle persone, dei beni, dei servizi e dei capitali. È un progetto per la pace e la cooperazione. Da soli siamo piccoli mercati, insieme possiamo essere un mercato attraente", ha aggiunto.
Altra religione, per Tirana, è quella dell'accoglienza, come dimostrato aprendo le porte ai profughi afghani: Si è trattato di una scelta che "riguarda chi siamo e chi vogliamo che siano i nostri figli".
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