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Bufera Francia, ora e' tutti contro tutti

Al centro delle tensioni, Mbappé. Deschamps verso la conferma

Redazione ANSA PARIGI

 C'è sempre lui, Kylian Mbappé, al centro delle polemiche post eliminazione che non accennano a placarsi in Francia dopo il crollo dei Bleus. A due giorni dalla sconfitta con la Svizzera, il clima è ancora rovente, c'è un "tutti contro tutti" che preoccupa la Federazione. Noel Le Graet, il presidente, è intenzionato a stabilizzare la situazione annunciando al più presto che Didier Deschamps resterà ct fino al termine del contratto con la nazionale, nel dicembre 2022 dopo i Mondiali in Qatar. Molti testimoni oculari di quel post-partita da incubo fuori dall'Arena di Bucarest, con i giocatori a testa bassa che sembravano non volerne sapere di salire sul pullman, raccontano di un Griezmann, da solo nel bus, con la testa dalle mani incassata nel sedile davanti. Gli altri erano fermi di fuori, a discutere: Mandanda, Sissoko, Lloris e Digne, a bassa voce, commentavano quel pallone perso al 90' da Paul Pogba, che ha fatto precipitare i Bleus nel tunnel dei supplementari. E poi il rigore fallito, con Kylian Mbappé che, prima del suo lungo messaggio sui social per ammettere di aver "fallito", aveva chiesto scusa ai compagni nello spogliatoio. Il giovane talento è stato nell'occhio del ciclone dall'inizio dell'Europeo, dove era atterrato dopo una stagione di alti e bassi al PSG. A far esplodere la situazione, le critiche che gli aveva rivolto l'"anziano" Giroud al termine dell'amichevole con la Bulgaria, la sua risposta piccata, la formazione di due schieramenti contrapposti nello spogliatoio. Poi tanti altri piccoli episodi, l'attesa febbrile per il ritorno di Benzema - comunque il più positivo degli attaccanti dei Bleus - che ha messo in ombra i campioni del mondo gelosi della loro passerella; poi una lite sui filmati ufficiali girati e proiettati nelle sale Vip degli stadi, immagini dalle quali qualcuno era stato "fatto fuori". A fare il resto, le condizioni impossibili della "bolla" sanitaria, la successione di tre città in cui i giocatori non hanno potuto socializzare neppure fra loro tutti insieme (Monaco di Baviera, Budapest, poi Bucarest). E in quest'ultima città, dopo la partita con l'Ungheria, i francesi sono rimasti senza spostarsi dall'hotel in centro, il Marriott, invece di spostarsi nei dintorni, sulle rive di un lago, come era stato fatto loro credere da giorni. Malumore, nervosismo, hanno covato a lungo, una cena sul "rooftop" dell'hotel, più volte richiesta, non è mai stata organizzata. Alla fine, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l'infortunio e il rientro a casa di uno dei pochi giocatori considerato amico fedele da tutto il gruppo, Ousmane Dembelé. Con lui erano sempre pacche sulle spalle e risate assicurate fin dai tempi felici dei mondiali in Russia. Quello che è successo alla fine del match con la Svizzera, dagli insulti della madre di Rabiot alle famiglie di Mbappé, colpevole di aver fallito il rigore decisivo, e di Pogba, alle ulteriori liti in hotel per l'esplosione della "bolla" sanitaria che aveva resistito settimane: al rientro dallo stadio, tutti i familiari hanno travolto le barriere che li separavano dai giocatori, a cominciare da Wilfrid Mbappé che è andato a consolare il figlio nella sua stanza. Si incrociano nei corridoi il fratello, la sorella e un cugino di Benzema, la stanza di Lucas Hernandez è piena di gente. Finito l'Euro, finita la "bolla", finito anche l'isolamento che aveva messo a dura prova i Bleus.
   

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