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Ana Quiles: 'Giocate a testa alta, in questo voi più forti'

La star della tv spagnola presenta la sfida: "Ma io vincerò comunque"

di Ana Quiles

"Cari amici italiani, è arrivato il momento: confrontare cuore e testa. Da una parte la squadra del mio paese, dall'altra quella di chi mi ha fatto sentire a casa. È vero che ci sono tante similitudini fra gli spagnoli e gli italiani, ma ci sono anche delle grosse differenze. Ad esempio, il vostro caratteristico senso di appartenenza, invidiato in tutto il mondo e che ho fatto mio in questi cinque anni in Italia. L'orgoglio di rappresentare a testa alta un Paese ed urlarlo ad alta voce, senza paure nè vergogne: su questo siete in un livello leggermente superiore agli spagnoli. Sicuramente quest'ultimo e difficile anno ha accentuato ancora di più questo tratto. Non a caso, proprio questo ha fatto della vostra nazionale un gruppo forte, coeso ed unito, lo si vede già prima del fischio d'inizio. Un fattore fondamentale che probabilmente è mancato un po' alla Spagna, un po' priva di questa fiducia in se stessa sin dalla prima partita di questi europei. Però è inutile negare che c'è un'ammirazione "bilaterale". Un po' di spunto sul gioco spagnolo Mancini lo ha preso.

Il tiki taka che adesso "annoia" - la Spagna è la squadra con la media di possesso palla più alta del torneo- ha rivoluzionato notevolmente il vostro stile catenacciaro caduto in disuso, dotando il vostro calcio di verticalità e ritmo che prima non c'erano. L'Italia manciniana ogni giorno stupisce di più. Abbiamo anche tante cose in comune: il calcio è un perno fondamentale delle nostre nazioni, parla per tutti noi, ed entrambi siamo in una fase di cambiamento. L'età media si è abbassata, le stelle sono andate via per dare il benvenuto ai nuovi gioielli, e per farli lavorare bene insieme e creare l'ingranaggio perfetto ci vuole del tempo. Un tempo che Mancini ha saputo sfruttare benissimo in quest'ultimo anno di pandemia, magari a Luis Enrique ne serviva un po' di più… Il progetto italiano è quasi consolidato, quello spagnolo ha un bel futuro. I nostri CT seguono strade simili: hanno deciso di partire dal talento. Allenano le sue squadre cercando il dominio del gioco, sono due tecnici coraggiosi e fanno tacere le critiche con i loro risultati (da premiare il grande supporto del catalano verso Morata, forse un'allenatore con meno personalità non lo avrebbe schierato due partite di fila). Entrambi hanno rinunciato ai blocchi: Luis Enrique non ha chiamato nessuno del Real Madrid e Mancini ha costruito una squadra mosaico attingendo un po' a tutti i club del campionato. Sono sempre alla ricerca della bellezza del gioco e il suo lavoro gli ha portati in semifinale. Il reparto difensivo è il più debole per la furia Roja, manca un senatore come Sergio Ramos che voi avete in Chiellini e Bonucci, e non è poco. Il centro campo non è quello del 2010, ma ha il giocatore più giovane della storia del calcio spagnolo, Pedri, chissà se sarà il prossimo Iniesta, l'uomo che ha incantato tutti noi per tantissimi anni. Voi avete Pessina, che ha già segnato due gol ed è riuscito in tempo record a impressionarci. Ma il bello del calcio è sempre stato questo: tutto può accadere fino a l'ultimo momento: nella speranza che questa volta per imporsi in quest'emozionante semifinale a Wembley non ci sarà nessun naso rotto (come accadde ai Mondiali '94 nello 'scontro' Tassotti-Luis Enrique). Azzurri vs La Roja, che vinca il migliore. Viva España e forza Italia. Sia come sia, avrò comunque la sensazione di aver vinto".

Ana Quiles, giornalista televisiva spagnola ospite fissa a Notti Europee su Rai1

 

 

 

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