"Non mi hanno lasciato vivo e non mi
hanno dato il colpo di grazia. Sono in un territorio a metà". Lo
ha detto Roberto Saviano in dialogo con Michela Murgia, in un
Auditorium affollatissimo, nel giorno di chiusura di 'Più libri
più liberi', la fiera della piccola e media editoria alla Nuvola
dell'Eur, a Roma, dove lo scrittore ha parlato di 'Sono ancora
vivo' il suo primo graphic novel, con i disegni
dell'illustratore Asaf Hanuka, pubblicato da Bao Publishing.
"All'inizio avevo la certezza che prima o poi sarebbe finita.
Avevo 26 anni quando mi hanno chiesto o di fare testamento e
quando mi spostavano continuamente di luogo in luogo e questa
cosa invece di mettermi angoscia mi dava speranza, perchè
pensavo tra tre anni è finita. Ma poi gli anni si spingevano
oltre e mi chiedevo, ma allora mi lasciano cos?. E adesso come
si fa? Come si fa a vivere a metà, tra due forze inverse?" ha
raccontato Saviano tra gli applausi stimolato dalle domande
della Murgia.
Ma chi sono loro? Prima era la camorra, ora non è più definito?
"Sono stato sotto processo sia per Salvini che per la Meloni. In
questo graphic novel sento e riesco in qualche misura a mostrare
per la prima volta la ferita. Questo tipo di condizione non è
che ti lascia più forte. Certo sono orgoglioso di essere nel
mirino di figure detestabili però paghi il prezzo
dell'isolamento, di preoccupazioni e anche economico. Devi
pagare gli avvocati. Salvini mi querela su carta intestata, cosa
che succedeva all'epoca del ventennio. Il suo indossare la
divisa non era un omaggio alla polizia era dire: 'se tu hai un
problema con me, hai un problema con la polizia'. Se io ti
querelo si stanno muovendo loro. Ecco che cosa sta avvenendo.
Ecco perchè è pericolosissimo. E poi se tu reagisci, sei tu il
fomentatore di odio" ha detto Saviano.
L'incontro si è aperto con una video-intervista concessa dallo
scrittore e dissidente turco Ahmet Altan a Silvia Barbagallo,
curatrice del programma della fiera.
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