"Quanto dovrò ancora aspettare per
la verifica ordinata dal Tribunale di Ancona del farmaco? Mi
state condannando a soffrire ogni giorno di più ed essere
torturato prima di ottenere l'ok per l'aiuto al suicidio
assistito, che a seguito delle verifiche sulle quattro
condizioni, mi spetta di diritto come stabilito dalla Corte
costituzionale...Vi chiedo di fare presto". 'Mario', nome di
fantasia del tetraplegico marchigiano che ha chiesto di avere
accesso al suicidio medicalmente assistito per morire circondato
dai suoi cari, ha scritto una lettera al direttore dell'Av 2
(Asl), al presidente del Comitato Etico Regione Marche, alla
direttrice dell'Asur (Azienda Sanitaria Unica Regionale) delle
Marche, al ministro della Salute Roberto Speranza e al premier
Mario Draghi "per farvi conoscere come le mie condizioni fisiche
siano peggiorate in questi 15 mesi interminabili di attesa fatta
di agonia e tortura quotidiana". "Comincio dai dolori fisici -
si legge nella lettera, in parte anticipata dal Corriere della
Sera - che sono in costante aumento dalle spalle, le
articolazioni, i muscoli del collo, le scapole, la colonna
vertebrale tant'è che questa estate quelle poche ore il
pomeriggio che fino l'anno scorso riuscivo a stare seduto sulla
mia carrozzina sul terrazzo a prendere un po' di aria buona sono
state massacranti e non vedevo l'ora di tornare sul letto, su
cui, specialmente il pomeriggio, a causa delle contrazioni, sono
costretto a legarmi per non rischiare di cadere". Mario poi
descrive i disagi legati all'espletamento delle funzioni fisiche
con anche la capacità polmonare dimezzata e le difficoltà nel
mangiare e bere: "A causa della trachea deviata dal secondo
intervento se non faccio attenzione - ultimamente - rischio che
nel deglutire mi vada il cibo e l'acqua di traverso. Il mio
cuore è spesso in tachicardia". "Tutto questo è nelle mie
cartelle cliniche - sottolinea Mario - ed è stato verificato
anche dall'equipe medica che ha constatato il mio stato di
salute".
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