Percorso:ANSA > Mare > Porti e Logistica > Al porto di Trieste,inizia la lotta,no al ricatto

Al porto di Trieste,inizia la lotta,no al ricatto

40% portuali non vaccinati. Il presidente minaccia le dimissioni

13 ottobre, 21:19
Al porto di Trieste,inizia la lotta,no al ricatto Al porto di Trieste,inizia la lotta,no al ricatto

 (di Francesco De Filippo)  Accessi presidiati come di routine, camion con targhe di Paesi del centro-Est Europa che si incolonnano ai cancelli o sostano nelle vicinanze. Una giornata come un'altra al Porto di Trieste, primo d'Italia per volume di merci e unico a prevalente traffico internazionale, se non fosse per gli ingressi sospesi ai 'visitatori' e per l'assenza di portuali nei luoghi di ritrovo all'esterno dello scalo. Sembra che il polmone marittimo trattenga il fiato dopo l'annuncio dello sciopero il 15 Ottobre. Anche dal Comitato dei lavoratori portuali (Clpt), che raggruppa alcune centinaia di operai e che sta cavalcando la protesta, non trapela che un generico comunicato per chiedere "a tutti di portare avanti questa giusta lotta in difesa del diritto al lavoro e della libertà personale". "Il 15 Ottobre lo sciopero al Porto di Trieste si farà. L'idea è quella di proseguire ad oltranza, inizia qui la lotta contro questo ricatto", conferma Mario, impegnato ai varchi. "Non so ancora come si svolgerà la giornata ma sciopereremo. Troppo cose non sono chiare in questa vicenda e non si capisce la ragione dell'obbligatorietà del Green pass a un mese dalla fine della pandemia". E, soprattutto, "non capisco perché sul posto di lavoro sarebbe obbligatorio il Green pass e se prendo l'autobus no sebbene ci sia una folla di persone". E insiste: "Perché tanti medici non sono vaccinati?" Mario non si è vaccinato, a differenza di Paolo, 56 anni, che ha già fatto la doppia dose e ha il Green pass. "Anche mio figlio ha fatto il vaccino e anche lui lavora al Porto". Simpatie politiche di destra "senza essere praticante", Paolo parteciperà allo sciopero "con tutti gli altri lavoratori, compatti", così come "ero al corteo dei 15 mila pochi giorni fa, dove ho fatto il servizio d'ordine". Sono molti però a chiedersi, dentro e fuori il porto, quale sia più la ragione della protesta, visto che le aziende si accolleranno il costo dei tamponi, almeno fino a fine anno. Dalla protesta si sono sfilati Cgil, Cisl e Uil, soddisfatti di questo risultato. Dunque, nella eterogenea realtà dei lavoratori portuali - di cui il 40% non è vaccinato - il 'no' categorico assumerebbe una connotazione politica. Il presidente dell'Autorità portuale, Zeno D'Agostino, che ha minacciato di dimettersi se lo sciopero proseguirà ad oltranza, parla di "un movimento che ha a che fare anche con i portuali" e che venerdì "tanta gente che non c'entra nulla con il porto bloccherà i varchi e non permetterà ai portuali che vogliono andare a lavorare di poterci andare". Peccato, perché il porto "sta andando molto bene, ha numeri incredibili e questa situazione ci crea un danno enorme". Insomma, una questione politica, come ritengono anche tanti operatori del porto, peraltro, a pochi giorni dal voto. D'Agostino subodora tutto questo, dunque, se per il suo ritorno dopo l'allontanamento per una vicenda di incompatibilità di cariche, l'anno scorso i portuali manifestarono in piazza, oggi non se la sente di "ricambiare il favore", come chiedono i contestatori. Le aziende sono in allarme: navi per complessivi 10mila Teu hanno già cambiato rotta e forse lo faranno anche quelle che trasportano i camion con i ricambi delle case automobilistiche di Formula 1, che transitano per Trieste. La Confetra sostiene che "si rischia bruciare 15 anni lavoro" e di mettere a rischio le "oltre 10.000 famiglie" che ruotano intorno all'economia portuale. Anche il mondo politico, da Fedriga a Serracchiani al M5S, è in fermento e si teme che la protesta si estenda agli altri porti. (ANSA).

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA