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Osaka, Djokovic e lo sprint Usa, ecco il podio dei perdenti

dell'inviato Piercarlo Presutti

Sull'altra faccia delle medaglie di Tokyo 2020 è inciso il volto torvo e stupito di Nole DJOKOVIC mentre crolla in semifinale del torneo di tennis e poi infila un filotto orribile, sconfitto nella sfida per il bronzo e ritirato nella finale per il terzo posto del doppio misto. Doveva spaccare il mondo, si è limitato a farlo con le racchette. Ma sul lato B della gloria olimpica di queste tre settimane giapponesi c'è anche il viso affilato di Jessica ROSSI, molto più determinata nel ruolo di portabandiera alla cerimonia di apertura che al tiro.

D'altra parte è affollato e trasversale il podio delle delusioni delle Olimpiadi appena concluse. Ci salgono, e a pieno titolo, in tanti, sebbene l'oro vada assegnato di diritto alla tennista giapponese Naomi OSAKA, che all'onore di fare l'ultima tedofora non ha saputo dare seguito con una prestazione agonistica accettabile: eliminata al terzo turno in due set dalla ceca Marketa Vondrousova 6-1, 6-4 in poco più di un'ora. "E' andato tutto storto", si è limitata a commentare. Peccato che invece fosse andato tutto dritto quando gli sponsor e i politici giapponesi l'hanno imposta per accendere in mondovisione il sacro tripode, lei che neanche la parla, la lingua nipponica.

Sul piano tecnico negativo il bilancio della SCHERMA azzurra, sul piano morale anche peggio: sono volati gli stracci, e alla fine quando sono rientrati in Italia tutti gli atleti (ad eccezione della figlia del ct) se la sono presa col tecnico Cipressa, mandando ai dirigenti una lettera in cui chiedono il suo esonero. Un po' di sana autocritica invece ci sarebbe stata bene. Anche dalle squadre di tiro italiano ci si aspettava molto di più, ma almeno lì i panni sporchi si sono lavati in famiglia, tra musi lunghi e disponibilità ostentate: Jessica Rossi e l'ex marito DE FILIPPIS hanno anche sparato insieme nella prova mista. Non è andata bene, ma loro ci hanno provato. Ha deluso CHAMIZO nella lotta, sono andati male i pallavolisti brasiliani: da squadra da sogno, come li chiamavano a casa, son diventati da sonno. "Lenti nell'esecuzione e noiosi", li hanno bollati in patria, seccati perchè hanno perso anche il bronzo a vantaggio dei rivali di sempre argentini. A cominciare dalla stella Paola EGONU sono andate malissimo, poi, le azzurre del volley: più rapide sulla tastiere dei social che nelle schiacciate: fuori ai quarti di finale. E pure rimproverate dal ct Mazzanti, che alla fine le ha rimproverate con un "ve lo avevo detto che con questo approccio sarebbe finita male", molto paterno e altrettanto mortificante.

E' stata un flop la partecipazione nello skate del divo e superfavorito Nyjah HUSTON: a dispetto dei milioni di follower (e conseguenti milioni di dollari in banca), l'americano ha concluso lontano dal podio al settimo posto. Più vicino alle tre medaglie del surf il campione brasiliano Gabriel MEDINA, quarto. Lui però è andato anche peggio dello statunitense dello skate, perchè se l'è presa con gli arbitri, neanche fosse un allenatore di calcio italiano. Ma l'oro del "rosicamento", come l'ha definito Marcell Jacobs, a proposito dei risultati dello sprint di atletica se lo sono preso gli AMERICANI: atleti e giornalisti. I primi hanno corso "come neanche studenti di college" (cfr Carl Lewis). I secondi, senza uno straccio di elemento concreto e incuranti del fatto che molti degli ultimi dopati eccellenti delle gare di velocità siano americani, da Gatlin a Coleman, hanno cominciato a insinuare, dire e non dire, sollevare insomma dubbi sulle prestazioni del doppio olimpionico azzurro a Tokyo. Mostrando la faccia più antipatica delle medaglie, quella tosta.

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