(ANSA) - TOKYO, 30 LUG - (Riflessioni di don Gionatan De
Marco, cappellano degli azzurri al Villaggio atleti)
"Quanta fede sotterranea e trasversale si respira all'interno
del villaggio olimpico. Fede racchiusa in un segno di Croce
prima di una gara. Fede racchiusa nelle braccia alzate di
invocazione. Fede racchiusa in un indice puntato al cielo. Fede
racchiusa in un inchino che esprime devozione. È l'esperienza di
condivisione che si fa qui... Un'esperienza che richiede antenne
capaci di cogliere le basse frequenze di una fede non ostentata,
ma che si sprigiona di qua e di là, tra le pieghe di quelle
storie di donne e uomini, atleti e tecnici di confessione
diversa che si trovano all'interno di una scommessa con se
stessi e con la storia. Tutte esperienze che richiedono ascolto
e rispetto, perché in quei segni mostrati c'è una storia, un
vissuto... Un'esperienza personale in cui ci si è misurati anche
con il mistero che anima la vita e che tutti cerchiamo di
illuminare e di raccontare. Alle Olimpiadi la fede non è
estranea, ma protagonista silenziosa di tante imprese che si
fanno storia olimpica" (ANSA).