Per la prima volta nella sua storia il Santuario di Maria "Regina della Pace" di Medjugorje, in Bosnia-Erzegovina, ospita un'iniziativa promossa dalla Santa Sede. Questo pomeriggio, nella chiesa nata nel luogo delle asserite visioni mariane dei sei veggenti di Medjugorje - la cui veridicità non è stata mai riconosciuta ufficialmente dal Vaticano -, si è svolta infatti una tappa della 'maratona' di rosari voluta dal Papa per tutto il mese di maggio in santuari sparsi nei cinque continenti per invocare la fine della pandemia.
Pur non avendo mai ratificato la soprannaturalità delle visioni di Medjugorje, la Santa Sede e l'attuale Pontefice si sono posti l'obiettivo di preservare il patrimonio di fede - e di numerose conversioni e vocazioni - alimentato dal Santuario in Bosnia, meta da 40 anni di milioni di pellegrini (ora il flusso è pressoché fermo a causa del Covid-19).
E' stato proprio papa Bergoglio, nel maggio di due anni fa, a dare il via libera all'organizzazione dei pellegrinaggi verso Medjugorje, che fino ad allora le diocesi e le parrocchie potevano promuovere solo in forma "privata". Lo stesso Francesco, nell'agosto dello scorso anno, ha inviato un suo messaggio per l'incontro dei giovani che si svolgeva a Medjugorje: e anche quella era una prima volta.
Ora, in forma assolutamente ufficiale, il Santuario della Regina della Pace è stato selezionato dal Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione fra i 30 di tutto il mondo che in questo mese si alternano nella quotidiana recita dei rosari aperta dal Papa il 1/o maggio per chiedere la fine della pandemia e la ripresa delle attività sociali e lavorative. In più, il rosario recitato nella cittadina bosniaca è stato trasmesso dai canali video della Santa Sede.
In particolare, oggi nella chiesa Medjugorje si è pregato "per i migranti", come domani, nella St. Mary's Cathedral di Sydney, in Australia, di pregherà "per le vittime della violenza e della tratta umana", lunedì nel Santuario dell'Immacolata Concezione a Washington si pregherà "per i responsabili delle nazioni e degli organismi internazionali", e martedì nel Santuario di Nostra Signora di Lourdes "per i medici e gli infermieri". E così via fino a fine mese, quando la "maratona" darà chiusa dal Papa nei Giardini Vaticani. I Santuari coinvolti in Italia sono Loreto e Pompei.
Per quanto riguarda Medjugorje, il coinvolgimento in un'iniziativa promossa dal Papa e dal Vaticano rappresenta una novità assoluta, nonostante il perdurante mancato riconoscimento delle apparizioni della "gospa", venerata da milioni di fedeli. La stessa commissione d'inchiesta guidata dal cardinale Camillo Ruini (2010-2014) espresse un parere positivo sulle prime fasi delle presunte apparizioni, meno sulle successive.
"Per me è stata una sorpresa - spiega su Avvenire padre Salvatore Perrella, docente di dogmatica e di mariologia al Marianum e membro della Commissione nominata da Benedetto XVI -. Conoscendo bene i fatti di Medjugorje so che la chiesa pur essendo 'de facto' un santuario non lo è 'de iure', manca la documentazione ufficiale".
"Credo che alla base della decisione del Papa - aggiunge il presidente dei mariologi italiani - ci sia la sua attenzione alla pietà popolare. Ha avuto attenzione per un luogo che al di là della non dichiarata soprannaturalità dei fatti ha prodotto dei frutti innegabili. Andando oltre il dato canonico, possiamo dire che, per quanto riguarda la Santa Sede e anche il pensiero del Santo Padre, Medjugorje non è più un 'luogo sospetto' ma dove migliaia e migliaia di fedeli vanno a Cristo tramite la Vergine Maria".