(di Fausto Gasparroni)
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 06 MAG - Oggi, di fronte alla
"barbarie della guerra", occorre lavorare con ancora più
convinzione a una maggiore unità dei cristiani. E' un appello al
ruolo che possono esercitare le Chiese - se più unite fra loro -
nel fermare e togliere spazio ai conflitti, quello lanciato oggi
da papa Francesco ricevendo in udienza nella Sala del Concistoro
la plenaria del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani.
In una giornata in cui si è presentato agli incontri ancora
in sedia a rotelle per il dolore al ginocchio, come nell'udienza
al presidente svizzero Ignazio Cassis con cui ha rimarcato la
necessità di assistenza umanitaria per i profughi dall'Ucraina,
è continuato in maniera instancabile l'impegno del Pontefice
sulla via della pace. E questa volta puntando l'accento sui
rapporti ecumenici: in altre parole, quel "chierichetto di
Putin" rivolto al patriarca di Mosca Kirill, che ha suscitato le
sdegnate reazioni della Chiesa ortodossa russa, deve restare un
episodio, e le relazioni, anziché raffreddarsi, vanno
ulteriormente cementate.
"Prima ancora che l'emergenza sanitaria finisse, il mondo
intero si è trovato ad affrontare una nuova tragica sfida, la
guerra attualmente in corso in Ucraina", ha ricordato Francesco.
"Dopo la fine della seconda guerra mondiale non sono mai mancate
guerre regionali - tante! Pensiamo al Ruanda, per esempio, 30
anni fa, per dirne una, ma pensiamo al Myanmar, pensiamo… Ma
poiché sono lontane, noi non le vediamo, mentre questa è vicina
e ci fa reagire -, tanto che io ho spesso parlato di una terza
guerra mondiale a pezzetti, sparsa un po' ovunque", ha
sottolineato. Tuttavia, "questa guerra, crudele e insensata come
ogni guerra, ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo
intero, e non può non interpellare la coscienza di ogni
cristiano e di ciascuna Chiesa", ha avvertito il Papa.
"Dobbiamo chiederci: cosa hanno fatto e cosa possono fare le
Chiese per contribuire allo 'sviluppo di una comunità mondiale,
capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni
che vivano l'amicizia sociale'? È una domanda a cui dobbiamo
pensare insieme", è stato il suo richiamo. E se nel secolo
scorso "la consapevolezza che lo scandalo della divisione dei
cristiani avesse un peso storico nel generare il male che ha
avvelenato il mondo di lutti e ingiustizie aveva mosso le
comunità credenti a desiderare l'unità", oggi, "di fronte alla
barbarie della guerra, questo anelito all'unità va nuovamente
alimentato".
Per il Pontefice, "ignorare le divisioni tra i cristiani, per
abitudine o per rassegnazione, significa tollerare
quell'inquinamento dei cuori che rende fertile il terreno per i
conflitti". E "l'annuncio del vangelo della pace", "sarà più
credibile solo se annunciato da cristiani finalmente
riconciliati in Gesù". Le parole del Papa vengono dopo quelle di
ieri del capo del Dicastero, card. Kurt Koch, sulla "terribile
guerra di Putin contro l'Ucraina", che non solo ha creato nuove
e profonde divisioni all'interno del mondo ortodosso, ma ha
causato gravi danni al dialogo ecumenico. Parole ben evidenziate
su Twitter dall'ambasciatore di Kiev presso la Santa Sede,
Andrii Yurash, con la postilla: "Chi ha orecchie, ascolti!"
L'imperativo ecumenico, tra l'altro, oggi Francesco l'ha
sintetizzato a suo modo e in poche, inequivocabili parole: "oggi
per un cristiano non è possibile, non è praticabile andare da
solo con la propria confessione. O andiamo insieme, tutte le
confessioni fraterne, o non si cammina. Oggi la coscienza
dell'ecumenismo è tale che non si può pensare di andare nel
cammino della fede senza la compagnia dei fratelli e sorelle di
altre Chiese o comunità ecclesiali. E questa è una grande cosa.
Soli, mai. Non possiamo". Insomma, "camminare come fratelli,
nella preghiera insieme, nelle opere di carità, nella ricerca
della verità. Come fratelli. E questa fratellanza è per tutti
noi", ha concluso. (ANSA).