(dell'inviata Manuela Tulli)
(ANSA) - ZHYTOMYR, 05 MAG - Ci sono una cinquantina di
villaggi in Polyssia, regione nell'Ucraina del Nord ai confini
con la Bielorussia, che "hanno vissuto orrori come a Bucha". La
denuncia arriva dal direttore di Caritas Kiev-Zhytomyr, padre
Vitalyi Uminskyi. Caritas Spes riferisce di torture, uccisione
di civili, distruzioni e saccheggi. In uno dei villaggi,
Maryanivka, sono morti cinque bambini che erano usciti dal
rifugio della scuola che in quel momento è stata attaccata. I
villaggi sono stati occupati dai russi per 47 giorni. Dopo la
loro ritirata ora sono di nuovo sotto il controllo dell'esercito
ucraino che ha chiamato il 'braccio caritativo' della Chiesa
cattolica per dare una mano a questa popolazione che per quasi
sette settimane ha vissuto in scantinati priva di tutto. "Una
famiglia che non aveva cantina ha fatto una buca nel proprio
orto, praticamente hanno vissuto sotto terra fino al nostro
arrivo", raccontano i volontari di Caritas all'ANSA,
nell'incontro con la missione della fondazione pontificia Aiuto
alla Chiesa che Soffre.
Caritas è riuscita a raggiungerli solo in questi ultimi
giorni ma con grande difficoltà, perché quasi tutte le strade
intorno sono minate.
E così progressivamente si scopre che gli orrori della guerra
hanno toccato tante zone di questo Paese. Nella regione di
Polyssia abita gente semplice, che vive dei frutti delle loro
campagne o di lavori nei villaggi. Sono sparsi nei boschi e
ciascuno di questi paesi conta poche anime. Più grande dunque
l'isolamento, la lontananza dei fari dei media, ma anche un po'
delle istituzioni del Paese. "Quando siamo arrivati - ricorda
suor Francesca, una delle più strette collaboratrici del
direttore della Caritas diocesana - non facevano altro che
ringraziarci. 'Pensavamo di essere stati dimenticati' ci
dicevano. Ma fanno ancora fatica ad aprirsi, a riferire nei
dettagli quanto hanno vissuto".
Dei circa cinquanta villaggi tra i più importanti ci sono
Zirka, Lugovyky, Ragivka. Sono lontani da Zhytomyr circa 170
chilometri "ma ci vogliono anche otto ore per raggiungerli -
riferisce il direttore di Caritas Spes - perché le vie liberate
dalle mine, da parte dell'esercito ucraino, sono ancora poche".
L'episodio più toccante è quello dei cinque bambini uccisi a
Maryanivka che "sono stati sepolti nel cortile della scuola
attaccata perché i russi non hanno permesso di portare via i
loro corpi".
Gli occupanti cercavano, liste alla mano, alcuni reduci della
guerra in Donbass del 2014. "Erano fuggiti da Lugansk" dai russi
e sono stati raggiunti di nuovo. "Tre reduci sono stati trovati
morti con segni di bruciature sul corpo". Don Vitaliyi riferisce
che altri due giovani che cercavano di uscire dal loro
villaggio, per arruolarsi con l'esercito ucraino, sono stati
uccisi. "I loro corpi sono stati trovati in una fossa in un
bosco". "I militari russi, dei 'bambini', erano spesso ubriachi
- dicono da Caritas riferendo le testimonianze raccolte sul
posto - e con i carrarmati hanno devastato molte abitazioni.
Hanno derubato le case e ucciso tanti civili. Lasciavano scritto
sui cancelli delle case 'fascisti'".
C'è un bimbo disabile che ha visto la mamma uccisa sotto i
suoi occhi. Il papà non si sa che fine ha fatto. "Ha detto alla
nonna: 'scappa con i miei fratelli'", sentendo di essere un peso
per la fuga. "Un bambino di sette anni diventato adulto in due
mesi. Ora sta bene, gli abbiamo anche regalato una sedia a
rotelle. E' contento. La nostra speranza è di poterlo fare
curare in Europa", conclude il direttore di Caritas. (ANSA).