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Demenze: diagnosi precoce prima che sia troppo tardi

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Demenze: diagnosi precoce prima che sia troppo tardi

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Responsabilità editoriale di CENTRO MEDICINA NUCLEARE

12 marzo 2021, 15:00

CENTRO MEDICINA NUCLEARE

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di CENTRO MEDICINA NUCLEARE

Tra i nuovi servizi che in questo nuovo anno il Centro Morrone vuole offrire ai suoi pazienti vi è l’apertura dell’Ambulatorio di Neuropsicologia. Un ambulatorio fortemente voluto dal Direttore Amministrativo del Centro stesso, il Dr. Renato Morrone, con il fine di “instillare” nella mente della popolazione la necessità di combattere e/o prevenire le malattie legate alla demenza senile attraverso una diagnosi precoce.

La demenza è caratterizzata da un deficit della memoria associato a disturbi di altre aree cognitive, che causano una significativa riduzione delle attività quotidiane di una persona. La malattia di Alzheimer rappresenta il 50-60% delle varie forme di demenza: in Italia si stimano in 500.000 le persone colpite e si prevede che il numero raddoppierà entro il 2050. La demenza è spesso misconosciuta nelle fasi iniziali e nelle persone molto anziane. Invece, una diagnosi precoce potrebbe permettere di intervenire tempestivamente sulle cause delle demenze reversibili; avviare terapie in grado di ritardare la progressione della malattia; agire più incisivamente sulle capacità cognitive residue; organizzare al meglio la vita del malato e dei suoi familiari.

Come si può riconoscere la malattia di Alzheimer? La malattia di Alzheimer si differenzia dal normale processo di invecchiamento. I sintomi di questa patologia non sono semplici errori di memoria: chi ne è affetto ha difficoltà di comunicazione, apprendimento, pensiero e ragionamento, che possono influenzare il lavoro, la vita sociale e familiare; distrugge le cellule del cervello e non è un normale invecchiamento.

I 10 SINTOMI PREMONITORI

  1. Perdita di memoria che compromette la capacità lavorativa.
  2. Difficoltà nelle attività quotidiane.
  3. Problemi di linguaggio.
  4. Disorientamento nel tempo e nello spazio.
  5. Diminuzione della capacità di giudizio.
  6. Difficoltà nel pensiero astratto.
  7. La cosa giusta al posto sbagliato.
  8. Cambiamenti di umore o di comportamento
  9. Cambiamenti di personalità.
  10. Mancanza di iniziativa.

 

Il concetto di prevenzione della demenza è di origine relativamente recente ed è in netto contrasto con la visione pessimistica che tradizionalmente si associa alle malattie legate all’invecchiamento, sia nella popolazione generale che in una parte consistente degli operatori sanitari.

Esse dipendono in modo esclusivo o comunque predominante da fattori non modificabili, come, ad esempio, il patrimonio genetico. La possibilità di prevenzione è strettamente legata allo sviluppo del concetto di plasticità cerebrale, ovvero della modificabilità strutturale e funzionale del cervello in seguito a fattori ed esperienze ambientali.

 La comparsa della sindrome clinica della demenza non è che la manifestazione a livello del cervello di un processo di progressiva insufficienza d’organo

Sebbene negli ultimi 20 anni siano stati fatti importanti progressi in merito alla definizione diagnostica delle varie forme di demenza, tale percorso risulta ancora costellato da numerose difficoltà. Tali difficoltà diagnostiche appaiono confermate dal fatto che molti pazienti non riescono ancora a ottenere una diagnosi formale. Una recente ricerca ha evidenziato come negli Stati Uniti circa il 40% dei pazienti affetti da demenza non riceva una diagnosi formale e come, quando tale diagnosi occorre, i pazienti si trovino in una fase già avanzata della patologia e quindi con attività di vita quotidiana, capacità relazionali e qualità di vita già altamente compromesse. Esiste pertanto una peculiare fragilità dei servizi dedicati alla diagnosi che, non riuscendo a intercettare un’importante fetta di pazienti, soprattutto in fase precoce, può ingenerare significative ricadute negative a livello sanitario, assistenziale ed economico.

Il ruolo del Medico Medicina Generale

 Il medico di medicina generale (MMG) assume, quindi, un ruolo di assoluta centralità nella diagnosi precoce delle demenze data la profonda conoscenza clinico-biografica del suo assistito e la sua distribuzione capillare sul territorio.

I maggiori trigger per il sospetto di demenza sono per lo più segni e sintomi sottili di natura cognitivo-comportamentale, piccole alterazioni nella vita quotidiana che vanno a innestarsi violentemente o meno nella vita dell’assistito. Esempi, non esaustivi, possono essere episodi di disorientamento spaziale in luoghi conosciuti, assidue dimenticanze in persone che non hanno mai avuto problemi di memoria o alterazioni dell’umore in pazienti senza storia di pregresse diagnosi psichiatriche

 

Appare interessante notare come le forme atipiche alzheimeriane, date le loro peculiari caratteristiche extramnesiche poco conosciute, e avendo spesso un esordio precoce, prima dei 65 anni, siano quelle che risentono maggiormente di errori e ritardi diagnostici. la diagnosi precoce

Rilevare precocemente un deficit cognitivo significa iniziare un percorso diagnostico prima che possa essere posta diagnosi di demenza, quando il deficit cognitivo e il suo riverbero sulle attività di vita quotidiana non sono così marcati da porre diagnosi di demenza.

Come ottenere una diagnosi precoce? Innanzitutto per mezzo di una valutazione neuropsicologica la quale è in grado di rilevare i sintomi prima ancora che essi siano visibili attraverso esami diagnostici quali:risonanza, tac o pet.

 

 

Paola Catalano

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