(ANSA) - ROMA, 18 FEB - Un professionista non iscritto ad
Ordini e Collegi su due "è stato costretto a fermarsi durante la
crisi sanitaria", e tra quanti di loro sono stati nelle
condizioni di continuare a lavorare, "poco più del 14% lo ha
potuto fare senza apportare sostanziali modifiche alla sua
organizzazione mentre il rimanente 36% l'ha dovuta cambiare in
maniera profonda". Lo rivela l'Osservatorio professioni Cna
2020, quest'anno dedicato alla situazione di tale realtà vasta
ed eterogenea (Cna associa ben 39 categorie professionali)
stretta nella tenaglia di crisi sanitaria e crisi
socio-economica, che "tra il 2009 e il 2019 ha segnato una
crescita impetuosa: in questi anni, a fronte dell'incremento
complessivo dei liberi professionisti pari al 26,4% e di un calo
del 6,3% del lavoro indipendente, è cresciuto del 57,2% il
numero dei liberi professionisti 'non ordinistici'. Alla fine
del 2019, pertanto, erano 1,3 milioni questi lavoratori muniti
di partita Iva che, non disponendo di un Ordine e di una Cassa
previdenziale, versano i contributi alla Gestione separata
Inps", si legge. Il 56,4% del campione intervistato "indica come
maggiore problema la perdita di fatturato, il 35,3%
l'assottigliamento della clientela". E, quanto agli interventi
governativi varati nell'ultimo anno per combattere la crisi, a
promuoverli è il 26,7% degli interpellati, a bocciarli il 55%,
mentre in cima alle richieste alle Istituzione c'è quella di
"dare tempestiva attuazione all'Iscro (Indennità straordinaria
di continuità reddituale e operativa, vale a dire
l'ammortizzatore sociale per i lavoratori autonomi iscritti alla
Gestione separata Inps) intervenendo nell'immediato con
ulteriori soluzioni di sostegno al reddito", chiude la Cna
Professioni. (ANSA).