"Un plauso alla sentenza del
Consiglio di Stato che sospende lo spegnimento dell'area a caldo
dell'Ilva. Bisogna cambiare approccio: chiudere gli stabilimenti
e bloccare le produzioni, non è la via giusta, è una strada
senza uscita, non costruisce futuro, rischia solo di creare un
disastro sociale e un deserto industriale. Nessuno vuole
un'altra Bagnoli". Lo dichiara il presidente di Confindustria
Puglia, Sergio Fontana, commentando la sentenza del Consiglio di
Stato che ha accolto il ricorso di ArcelorMittal contro la
chiusura dell'area a caldo dell'ex Ilva di Taranto.
"Noi ci auguriamo che il nuovo Ministero della Transizione
ecologica sia l'inizio di una politica ambientale nuova, non più
fondata sul pregiudizio che l'impresa sia il nemico giurato
dell'ambiente" aggiunge Fontana, secondo il quale proprio "la
Puglia si candida a diventare il primo banco di prova per il neo
ministro Cingolani con due questioni: la riconversione dell'Ilva
di Taranto e la decarbonizzazione in atto nella centrale
termoelettrica di Cerano, a Brindisi. Due questioni di ingente
portata che, se ben gestite, potranno far nascere in Puglia un
modello per tutto il Paese".
Per Fontana "non si tratta solo di riconvertire questi
stabilimenti, ma di creare intorno a questi nuova economia. Per
tutto ciò le risorse già stanziate non sono sufficienti.
Complessivamente, al momento, ci sono 1,2 miliardi del Just
Transition Fund. Questi fondi sono destinati a due sole
iniziative di decarbonizzazione in Italia (quella di Taranto e
del Sulcis). Il fabbisogno di intervento solo in Puglia, come
nel resto del Paese, è, però, molto più ampio".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA