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L'abito nuziale di Grazia Deledda rivive nella casa museo

L'abito nuziale di Grazia Deledda rivive nella casa museo

Ricostruzione fedele del vestito indossato l'11 gennaio del 1900

NUORO, 11 gennaio 2022, 13:01

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Per le sue nozze con Palmiro Madesani, celebrate a Nuoro l'11 gennaio del 1900, Grazia Deledda non scelse un abito bianco tradizionale ma un vestito argento-lilla illuminato di perline. Di questo abito non è rimasto nulla, destinato all'oblio se non fosse per l'intuizione dell'Isre, l'Istituto superiore regionale etnografico, che ha deciso di commissionare la ricostruzione fedele del vestito, da oggi esposto nella camera da letto della casa museo della scrittrice a Nuoro, la stessa stanza allestita all'epoca per ospitare il futuro marito nel giorno del matrimonio.
    Sono state le professioniste dell'Istituto moda immagine del capoluogo barbaricino guidato da Giuseppe Pinu, con la supervisione di Franca Rosa Contu, già responsabile del settore museale dell'Isre, a compiere l'impresa grazie alla descrizione del vestito ricavata da una piccola immagine del 1987. Un attento e certosino lavoro di ricerca, che ha permesso di replicare nel dettaglio foggia, modello, tessuti e taglia del capo da matrimonio, che viene così descritto dalla Deledda, unica donna italiana premio Nobel per la Letteratura, in una lettera al marito: "Il vestito argento lilla sarà guarnito di perle: figurati lo scintillio; ti offuscherò addirittura, a meno che anche tu non ti metta le spalline e quella terribile sciabola di cui io ho tanta paura".
    L'opera di ricostruzione dell'abito si deve materialmente alla docente Lucia Cherchi. "E' un vestito di taffetà - spiega - un tessuto pregiato, tradizionalmente di seta, dalla foggia tipica dei primi del Novecento, la fodera in lana e le perline, che sono state applicate una per una, in un lavoro di ricamo lungo e faticoso, a renderlo scintillante come nella descrizione deleddiana".
    "Non un abito bianco - precisa Franca Rosa Contu - ma un abito luminoso e lussuoso, completo di guanti e cappellino a sancire il nuovo status di donna maritata e scrittrice affermata. Un autentico passaporto per la nuova destinazione, Roma, e per la nuova vita. Di questo abito non è rimasta traccia, probabilmente Grazia lo usò in occasioni particolari, magari per andare a teatro, poi la moda cambiò".
   

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