L'arte si fa pratica della
memoria. Il 27 giugno 1980 il DC9 dell'Itavia in volo tra
Bologna e Palermo viene abbattuto al largo dell'isola di Ustica.
"Quello che doveva accadere" dell'artista e performer
marchigiano Giovanni Gaggia è un lavoro che riflette sul legame
tra arte e necessità della memoria come impegno civile. Sono
carte, oggetti, video realizzati sul filo del ricordo di quel
disastro che 40 anni fa distrusse la vita di 81 persone e gettò
nel dolore le loro famiglie che mai hanno avuto una risposta
definitiva sull'accaduto. Più che una mostra è un progetto
d'arte, a cura di Desirée Maida, che sarà visitabile, da domani
6 maggio, nelle nuove sale del Palazzo Riso restaurate grazie al
sostegno della Fondazione Sicilia. Un supporto, ha spiegato
nella presentazione alla stampa il suo presidente Raffaele
Bonsignore, "che testimonia la vocazione della Fondazione di
fare rete con le realtà e le istituzioni culturali del
territorio, anche intervenendo con il restauro per consegnare la
memoria del passato al futuro". E di importanza della memoria
nella pratica artistica, soprattutto in riferimento a quella che
a Palermo è quasi una strage dimenticata, hanno parlato anche il
direttore del Museo Luigi Biondo e l'assessore ai Beni culturali
Alberto Samonà.
Il progetto nasce da una visita che Gaggia fece nel 2010 al
Museo per la Memoria di Ustica, a Bologna, dove è custodita la
grandiosa e poetica installazione di Christian Boltanski,
costruita intorno alla carcassa dell'aereo. Gaggia inizia
realizzando delle carte su cui imprime delle tracce ematiche e
poi la sua ricerca continua giungendo fino a Palermo, dove
Gaggia da vita a un arazzo, in cui ricama la frase Quello che
doveva accadere, pronunciata da Daria Bonfietti (presidente
dell'Associazione Parenti delle vittime della strage di Ustica)
durante il loro primo incontro. Dal dialogo con le figlie di
Aldo Davanzali, proprietario della compagnia aerea Itavia, morto
nel 2005 e considerato a tutti gli effetti l'ottantaduesima
vittima della strage, viene fuori un altro capitolo che si ferma
ad Ancona. "Quello che doveva accadere" diviene così un work in
progress di arte civile che si ferma nuovamente a Palermo, dove
dal lavoro con gli allievi della IV H del Liceo Vittorio
Emanuele nasce l'attuale intervento ricco di reminiscenze di
Beuys dall'uso del sangue al feltro, in cui - raccontava il
grande artista tedesco - i tartari di Crimea lo avvolsero
salvandolo dal gelo dopo l'abbattimento del suo aereo durante la
II guerra mondiale.
La mostra, che sarà aperta fino al 26 giugno, è promossa
dall'Assessorato e dal Dipartimento Regionale dei Beni Culturali
e dell'Identità Siciliana ed è organizzata e prodotta dal Museo
Riso e da Terzo Millennio srl - Progetti Artistici in
collaborazione col Museo Tattile Statale Omero di Ancona e il
Museo per la Memoria di Ustica, in partenariato con
l'associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica e
l'Associazione Noi dell'Itavia.
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