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Fantasmi a Ferrania, pellicole hanno fatto la storia

Fantasmi a Ferrania, pellicole hanno fatto la storia

Documentario il 10 giugno in anteprima al Biografilm Festival

BOLOGNA, 08 giugno 2021, 17:43

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Su pellicole Ferrania è impressa la storia del cinema italiano tra gli anni '30 e gli anni '60: Pasolini, Rossellini, Fellini, Lattuada e molti altri autori l'hanno usata per i loro capolavori. Ora un documentario di Diego Scarponi, 'Fantasmi a Ferrania', prodotto dalla bolognese Kiné, ripercorre le vicende dell'unica fabbrica di pellicole italiana, nata esattamente un secolo fa, nel 1921, nell'omonima frazione dell'entroterra ligure, in Val Bormida. Il film sarà presentato in anteprima nazionale giovedì 10 giugno a Bologna nell'ambito del Biografilm Festival (ore 15.30, Pop Up Cinema Medica Palace) e sarà in tour dal 17 giugno, prima tappa al Club Amici del Cinema di Genova, per proseguire il 18 a Cairo Montenotte (Savona), dove si trova l'ex stabilimento di Ferrania, e poi a Firenze, Bologna, Torino, Livorno e altre città.
    In 'Fantasmi a Ferrania' il passato e il presente della vallata e dei suoi abitanti vengono restituiti dal racconto dei tre protagonisti, Alessandro Marenco, Andrea Biscosi e Alessandro Bechis, ex lavoratori della fabbrica. Tra le 'macerie' dell'oggi e i fasti del passato, le voci dei protagonisti si intrecciano ai materiali provenienti da archivi pubblici e privati e a quelli provenienti dalla fabbrica: le foto, le diapositive, la pellicola 35mm dei film di Pasolini, Rossellini e Totò, i Super8 dei film di famiglia, le lastre radiografiche.
    "Raccontare Ferrania - spiega Scarponi - è un modo per raccontare un territorio, per descrivere un secolo, il '900, ed è anche il tentativo di rappresentare un processo, quello industriale, che in Val Bormida - affiancando e sostituendo il lavoro agricolo - ha garantito lavoro e benessere, ma a costi altissimi per l'ambiente e la salute dei suoi abitanti.
    Fatalmente, con la chiusura della maggior parte degli impianti industriali della vallata, si è generato un enorme vuoto che oggi pervade questo territorio".
   

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