La discriminazione delle donne è una
"questione urgente, fondamentale, che va approfondita e risolta
ora, non fra cent'anni". Rula Jebreal invita a non perdere tempo
e prende una posizione forte su parità di genere e inclusione
per creare un mondo migliore per tutti. 'Il cambiamento che
meritiamo' lo ha raccontato nel suo appassionato libro
-manifesto contro la violenza sulle donne e la disparità di
genere, pubblicato in Italia da Longanesi, che sta traducendo
in inglese e con cui sarà al Festival del 'Libro Possibile' che
si svolgerà a Polignano a Mare dal 7 al 10 luglio e a Vieste dal
22-23 e 29-30 luglio. Un cambiamento che ha stimolato il
dibattito ma si è tradotto nei comportamenti, in un modo di
essere.
"Quello che viene fatto non è sufficiente, non è adeguato ai
tempi che viviamo, al XXI secolo, ma soprattutto non è adeguato
al passo dell'Europa. Non possiamo più aspettare. Questa è un'
emergenza nazionale come lo è questa pandemia di Covid 19. E'
talmente pericolosa che centinaia di donne muoiono ogni anno
uccise da un uomo che professava di amarle. Centinaia di donne
vengono picchiate, stuprate, molestate e oltre a questo siamo
pure escluse. Mi piacerebbe pensare che gli uomini siano ancora
più arrabbiati di noi, che nessun uomo voglia che le proprie
figlie, mogli, sorelle e mamme vengano trattate in quel modo.
Non si tratta di noi contro gli uomini, si tratta della nostra
società, della nostra vita, della nostra libertà" dice ancora
all'ANSA la Jebreal che non ha partecipato lo scorso maggio a
una puntata di 'Propaganda Live' su La7 perchè su sette ospiti
c'era solo una donna. "I numeri riflettono una realtà. Non siamo
meno competenti degli uomini ma più escluse" dice. E ha
"suonato l'allarme" sulla discriminazione delle donne anche nel
caso della Partita del Cuore 2021. E ora della scomparsa di
Saman Abbas, la diciottenne pachistana che viveva a Novellara,
nella Bassa Reggiana, che si teme sia stata uccisa dalla
famiglia per essersi opposta a un matrimonio combinato, dice:
"In questo caso si tratta di una banda di criminali e bisogna
trattarli da criminali. Non accettiamo generalizzazioni e
nemmeno punizioni collettive. Questi casi vanno giudicati
individualmente. Per cui a chi pensa sia una cosa legata a una
cultura dico stiamo attenti a generalizzare perchè facendo così
apriamo la porta a qualcun altro che generalizzerà contro di
noi. Le generalizzazioni creano sempre stereotipi negativi"
sottolinea la giornalista pluripremiata e scrittrice, designata
nel 2019 consigliera per il G7.
L'augurio è che si arrivi presto "al livello di altri Paesi
europei, che non si debba nemmeno chiedere la parità, che venga
in automatico in qualsiasi iniziativa culturale, sociale,
economica. Se guardiamo alla task force non c'è nemmeno una
donna. Che messaggio stiamo mandando alle bambine che stanno
crescendo adesso: se volete parità dovete andare all'estero.
Creiamo una fuga di cervelli in cui la maggior parte delle donne
devono scappare via per essere rispettate e accettate. Non è
possibile".
Il primo passo? "Ce ne sono tanti da fare, ma cominciamo a
implementare la parità in tutti i campi. In qualsiasi governo,
task force, in qualsiasi nomina o campo, sia privato sia
pubblico, le donne devono essere a quel tavolo di trattative,
incluse, devono decidere il loro futuro. Non devono essere
quelle che aspettano piano piano che qualche uomo le conceda la
grazia" afferma. E sottolinea: "per cambiare bisogna fare delle
scelte forti. In molte delle esperienze che ho fatto, anche con
il G7, ho incontrato delle donne straordinarie. La storia che
più mi ha toccata è quella di Nadia Murad, schiava dell'Isis,
venduta a molte bande, stuprata da molti uomini. Hanno ucciso
tutta la sua famiglia. Lei non è andata a nascondersi, è
riuscita a scappare ed è diventata premio Nobel per la Pace
2018, sta costruendo scuole, orfanatrofi, ospedali nel suo Paese
e nel mondo per le donne. Se ognuna di noi si impegna a cambiare
la realtà in cui viviamo il cambiamento che meritiamo sarà una
realtà praticata, sarà la nostra vita, la vedremo. Non dobbiamo
sognarla per le nostre figlie. Sarà questo a farci rilanciare
questo Paese e a metterlo al passo con il resto dei Paesi
europei progressisti" spiega la Jebreal. E ricorda che "l'Italia
nelle classifiche mondiali è molto vicina al Marocco e lontana
dalla Francia e della Germania. Ci sono i paesi del Nord Europa
(Svezia, Finlandia, Norvegia) che sono i primi in assoluto per
libertà di espressione, parità salariale, inclusione, parità di
genere" racconta.
Quella in Israele- Paestina "é una situazione che dura ormai da
53 anni , una occupazione militare oppressiva. Bisogna trovare
una dialettica diversa, una politica diversa, non la solita che
prevede solo il pugno di ferro. C'è un altro linguaggio. Per
questo l''Italia può giocare un ruolo importante" dice la
Jebreal che spera "l'Italia sfrutti l'occasione del G20 il
prossimo ottobre. Ci sarà una grande visibilità per il Paese, ma
deve basarsi sui contenuti, sulle idee e l'Italia ne ha mille
che può portare avanti però ci vuole la statura, la preparazione
e l'inclusione" afferma la Jebreal che al momento non pensa a un
nuovo libro. E il post pandemia? "Sono fiduciosa, però dipende.
La pandemia ci ha fatto vedere tutti i limiti della nostra
realtà: l'inquinamento, l'ingiustizia salariale, sanitaria. Ci
ha reso spero più intelligenti per il futuro perchè questa sarà
una delle tante pandemie e quindi dobbiamo essere pronti"
sottolinea la Jebreal che vive a New York.
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