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Libri: Distratto il sogno passò, ode al buio

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Libri: Distratto il sogno passò, ode al buio

Nuova raccolta poetica di Max De Francesco per Iuppiter edizioni

NAPOLI, 09 giugno 2021, 10:53

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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MAX DE FRANCESCO 'DISTRATTO IL SOGNO PASSO' (IUPPITER EDIZIONI, pp.102, euro 12,00) - Inno alla parola distratta, tributo alla notte e alla controra, pietra in faccia al pensiero in "delivery", lotta ai demoni della massa: la raccolta poetica "Distratto il sogno passò" di Max De Francesco (Iuppiter Edizioni) è uno spartito di visioni allergico a qualsiasi etichettatura, mai scontato per l'uso di un lirismo che mischia linguaggi e lingue, suggestioni pop e chiuse aforistiche, fughe teatrali ed ermetismi cinematografici.
    Se un "campo base" si vuole individuare nel territorio scandagliato dall'autore, può essere senz'altro quello della memoria e dell'immaginazione, il cui recupero, necessario per sopravvivere a una finta modernità che automatizza esistenze e stimola la dispersione, avviene esclusivamente con "la cura dell'interiore" e la resa dei conti con le proprie radici. Un recupero che va intrapreso attraverso la frequentazione dell'invisibile, la fatica del lavoro tra le parole, la capacità di estrarre nuovi canti da ciò che appare schiavo dell'arido, la moltiplicazione dei punti di vista, il tracciamento di vie secondarie, alternative a quelle del "navigatore" dell'omologazione. Ed è proprio in questi tempi pandemici e sorvegliati, dove la guerra ha cambiato residenza e l'egemonia del presente è sintonizzata sull'immediato, cancellando in un colpo solo senso del passato ed energia della prospettiva, che emerge con forza il richiamo alle idee e alla pesca orfica che l'autore fa incitando il ritorno di bardi combattenti, che chiama "rivoluzionari permanenti", lontani dai pulpiti e dalle certezze perentorie, "mangiatori di errori", lenti a capire perché la lentezza è velocità di conoscenza, dolore penetrato, estro empatico, lezione aperta nell'aula del "recupero sogni". È dalla distrazione - com'è scritto nella nota introduttiva dell'opera che è un manifesto di poesia ribelle e possibile - inteso come processo creativo e vitale di allontanamento dal falso reale, «che il verso trae origine, la polpa di visioni lascia odori, l'idea spunta e agguanta occhi». Lavorando così materia non governabile in spazi non controllabili, chi esercita il "distrattismo" ha una formazione non identificabile, è fuori dalla bagarre dell'odierno, è escluso o temuto perché non acquistabile, costantemente impegnato in un conflitto sotterraneo per difendere il dubbio, inquadrare chi opera nella marginalità, raccontare il ritrovamento di serrature di sogni, confondere i piani dell'algoritmo anche con la disponibilità al gioco e alla parodia del mito. In un centinaio di pagine, tenute insieme da una cover dove la relazione notturna si presenta senza invito allo sguardo del lettore, il sentiero di versi di Max De Francesco scorre nella terra del detto e del non detto, dell'abitabile e del disabitato, mostrando durante il percorso gran parte dell'inventario della produzione dell'autore, in cui a prevalere sono i colori di estati sepolte, il quotidiano degli svaniti nel nulla, le azioni sconosciute di eroi lievi, gli odori di amori sospesi, l'affinità con la vita delle pietre, il ritorno nei luoghi delle "corse da bambino", la dissolvenza dei borghi, il fascino per le piccole cose, il ricamo dei ricordi. Lo scatto nuovo, questa volta, è la luce sul ruolo del poeta, la cui arte di cristallo può riaprire la partita, che al momento appare compromessa, con la libertà e il pensiero.
    Distratto il sogno passò è un'ode alla parola distratta che può allontanare l'uomo dalla condizione di criceto nella ruota, perché frequentarla e condividerla è «ricomporre la linea delle lucciole, stringere in petto l'abbecedario delle stelle».
   
   

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