(di Marzia Apice)
DANIEL LEE, LA POLTRONA DELLA SS.
SULLE TRACCE DI UNA VITA NASCOSTA (nottetempo, pp.400, 20 euro.
Traduzione di Fiorenza Conte). I colpi di scena e le continue
scoperte di un'indagine storica sulla Shoah condotta con grande
rigore, ma anche il respiro di un avvincente romanzo: è
racchiusa qui la bellezza de "La poltrona della SS", il libro
scritto dallo storico inglese Daniel Lee, pubblicato in Italia
da nottetempo in occasione del Giorno della Memoria. Al centro
del volume una misteriosa vicenda nata dal casuale ritrovamento,
all'interno del cuscino di una vecchia poltrona, di un fascicolo
di documenti ricoperti di svastiche e tutti riconducibili a
Robert Griesinger, giurista di Stoccarda, entrato a far parte
delle SS negli anni del regime di Hitler. Venuto a conoscenza di
questa storia e desideroso di saperne di più su Griesinger, Lee
inizia a indagare, mettendosi sulle tracce di un uomo - un
semplice burocrate e padre di famiglia - solo apparentemente
lontano dalla ferocia del nazismo. Griesinger, la cui vita è
stata dimenticata rimanendo sepolta sotto nomi di criminali
tristemente più famosi e fatti eclatanti della grande Storia, in
realtà è stato pesantemente coinvolto nei crimini contro gli
ebrei. "Non un tedesco qualsiasi, ma un nazista qualsiasi": così
lo definisce Lee, raccontando l'esistenza di questo "assassino
da scrivania" passo dopo passo, sistemando al posto giusto un
tassello dopo l'altro. Il libro è dunque il frutto di una
ricerca accurata e difficile, durata ben 5 anni, in cui l'autore
ha messo insieme telefonate, documenti e fotografie originali,
coincidenze e segreti di famiglia, viaggiando ovunque vi fosse
un indizio, tra Praga, Berlino, Stoccarda, Zurigo, New Orleans e
in diverse cittadine tedesche di provincia dove Griesinger aveva
studiato e lavorato. Quello che emerge, in un reportage denso e
acuto, è il ritratto di un uomo ambizioso e glaciale, ma
ordinario, che ha lavorato nell'ombra per la "causa" nazista.
Griesinger si è macchiato di gravi colpe, di cui in pochi erano
a conoscenza, e ha nascosto i suoi segreti in un mucchio di
fogli dentro una poltrona: forse neppure la famiglia sapeva cosa
era stato capace di fare, anche se forse avrebbe potuto
immaginare. Lee spiega che la moglie dell'ufficiale nazista,
rifugiatasi in Svizzera con le due figlie (che l'autore ha
incontrato), si chiuse in un ostinato silenzio dopo che lui morì
a Praga nel 1945: sulle vicende del marito la donna non disse
mai una parola e alla fine sembrò dimenticare, dopo essersi
risposata.
Non solo storico capace di "inseguire" le tracce - ormai labili,
dopo tanti anni - lasciate da questo oscuro funzionario del
Terzo Reich, ma anche abile e appassionato narratore degli
"umori" - non solo dei fatti - di un'epoca complessa come quella
della Seconda Guerra Mondiale, Lee ha il merito di focalizzare
l'attenzione sulle sfumature: l'obiettivo infatti non è dividere
la storia tra il bene e il male, con gli oppressi da una parte e
i cattivi dall'altra, ma saper cogliere ciò che sta nel mezzo.
Ossia rivelare le dinamiche legate al consenso e al conformismo
negli anni del regime nazista attraverso vite dimenticate e
apparentemente meno "fondamentali" di quelle dei gerarchi più
noti. "Questi nazisti di rango inferiore sono doppiamente
invisibili: ignorati dagli storici, ma anche dimenticati o
volutamente cancellati dalla memoria dei loro parenti ancora in
vita", scrive Lee. che incredibilmente ha trovato anche un
legame tra il passato della sua famiglia e la vita di
Griesinger. E aggiunge: "I fanatici e gli assassini che ben
conosciamo non avrebbero potuto esistere senza tutti coloro che
facevano funzionare la macchina del governo, sbrigavano le
pratiche e vivevano fianco a fianco con le potenziali vittime
del regime, nelle quali infondevano paura e la costante minaccia
della violenza".
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