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Rovelli, buchi neri diventano bianchi

Rovelli, buchi neri diventano bianchi

Fisico spiega sua intuizione facendoci entrare in un buco nero

ROMA, 18 marzo 2023, 09:51

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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CARLO ROVELLI, ''BUCHI BIANCHI - Dentro l'orizzonte'' (ADELPHI, pp.144 - 14,00 euro). Per tutti coloro che sono inevitabilmente incuriositi, e ovviamente un po' intimoriti, dal sapere che stiamo su un grumo di acqua, terra e lava lanciato a folle velocità nello spazio non si sa verso dove, come una palla di cannone che solca un universo anche lui ancora in ultrarapida espansione, Carlo Rovelli, fisico teorico con la grande capacità di comunicare e rendere avvicinabili i 'misteri' della sua ricerca, facendo leva sulla propria cultura e passione, è un punto di riferimento e oggi, con questo suo ultimo libro, anche, alla fine, consolatorio.
    Infatti, tornando a cercar di parlare a tutti come aveva fatto con le sue ''Sette brevi lezioni di fisica'', che non a caso divennero un best seller, ci porta a esplorare gli ormai celebri buchi neri, stelle che collassano su se stesse e cominciano a inghiottire materia che sembra sparire nel nulla, ma per spiegarci che, assieme a Hall Haggard, suo allievo di genio oggi anche lui docente universitario, tutto questo non deve spaventarci. I due hanno infatti intuito, immaginandosi cosa accade all'interno, in quale modo questo buchi neri si trasformino in buchi bianchi (che danno il titolo al libro), che sono, semplificando, l'inversione dei primi, come un film proiettato all'indietro dice Rovelli: ''Nei buchi neri si può entrare e non uscire. Dai buchi bianchi, al contrario, si può uscire e non entrare''.
    Sembrerebbe che questo andasse a comprovare quel che ci avevano insegnato, che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si modifica. Ma non è così, quella è geometria euclidea, mentre qui siamo in una dimensione quantistica, e precisamente in quella dello spazio e del tempo e persino i fondamentali hanno una crisi: ''lì devono per forza violare le equazioni di Einstein, magari solo per un breve attimo, al momento del rimbalzo, ma devono violarle''. Il tutto per modelli matematici e idee, perché ''dal di fuori un buco bianco è indistinguibile da un buco nero'' e tutto avviene al suo interno, quindi non è osservabile e, per ora, dimostrabile, e si procede per teoria e intuizione.
    Per cercar di capire, bisogna leggere le spiegazioni di Rovelli, seguirne il ragionamento, sapere che il pensiero cresce per analogie e non per sillogismi e che serve ''ricontestualizzare la realtà'', capire cosa sia il curvarsi dello spazio e del tempo, il valore non simbolico degli orizzonti, che l'universo è pieno di disequilibri, che passato e futuro ''sono solo fenomeni prospettici'', che facciamo parte di una realtà granulare.
    L'autore è davvero bravo nell'aiutarci a entrare in simili astrazioni, parla di filosofia, citando Spinoza sull'illusione degli uomini di essere liberi perché ''ignorano le cause che li fanno agire come fanno'', il che vuol dire che bisogna cercar di capire la realtà in cui viviamo e indagarne la compatibilità con ciò che è passato. Così scrive che ''scienza e arte rigurdano la continua riorganizzazione del nostro spazio concettuale, ciò che noi chiamiamo significato'' e continua ragionando e facendo esempi, dalla luce di Vermeer al vuoto nero di Anish Kapoor, ''che ci disorienta come i buchi neri nella teoria della relatività generale e, come questi, ci suggerisce che ci sono altri modi di concettualizzare la tela impalpabile della realtà''.
    Allo stesso modo ecco che scrive: ''Nel buco bianco, tutto ciò che cadeva vola poi verso l'alto. Alla fine, tutto ciò che è entrato esce interamente dall'orizzonte bianco e torna riveder il sole l'altre stelle'', appunto con atteggiamento di speranza e citando dante, che in questa sua ricerca sui buchi bianchi pare un po' una guida e viene citato spesso, a partire dai celebri versi di Ulisse ''fatti non foste a viver come bruti'', sulla necessità di conoscenza. A questo gli scienziati, aggiunge Rovelli, sanno che bisogna far seguire sempre il dubbio, farsi domande, perché qualsiasi scoperta può poi essere superata se non messa totalmente in crisi da conoscenze ulteriori e anche questa sua teoria sui buchi bianchi è lì sospesa, perché, come dice Rovelli, bisogna essere sempre pronti a ammettere ''che potremmo sbagliarci'', aggiungendo ''dentro il cuore però c'è una voglia matta di dire: ma io sono sicuro che sia così!''.
   
   

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