Seduta negativa per le Borse
asiatiche che scontano i timori per l'avanzata dell'inflazione e
per il dato del pil cinese, cresciuto nel trimestre del 4,9%,
sotto le attese e al minimo degli ultimi 12 mesi. Tokyo ha perso
lo 0,15%, Seul cede lo 0,3%, Hong Kong lo 0,8% e i listini
cinesi di Shanghai e Shenzhen, rispettivamente, lo 0,4% e lo
0,3%. In calo di qualche decimo di punto percentuale anche i
future sulle principali piazze del Vecchio Continente e su Wall
Street.
I dati dalla Cina su pil, investimenti e produzione
industriale hanno deluso gli analisti, mettendo in luce come
crisi energetica carenza di materie prime, vicenda Evergrande e
stretta contro le imprese private stiano frenando la crescita
del Paese.
Intanto l'inflazione in Nuova Zelanda ha registrato l'aumento
più forte degli ultimi dieci anni (+4,9%) mentre il petrolio
continua a correre con il wti che vede ormai quota 64 dollari
(+1,5% a 83,48 dollari) e il brent quota 86 dollari (+1,1% a
85,76 dollari). Ne è conseguita un'impennata dei rendimenti dei
bond governativi sia in Nuova Zelanda che in Australia, dove
sono saliti fini a un massimo di 18 punti base. I Treasury, i
cui rendimenti avanzano di 3 punti base, fanno rotta verso
l'1,6%.
"Stiamo iniziando a vedere qualche crepa nella narrativa che
sentiamo da un po' sul fatto che l'inflazione sarà transitoria",
ha dichiarato Meera Pandit, global market strategist di Jp
Morgan asset management.
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