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Responsabilità editoriale di Advisor
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"Da quando sono in questo settore, credo che il mercato oscilli tra entusiasmo eccessivo e pessimismo estremo. Un investitore con un ragionevole grado di obiettività può trarre vantaggio se vende nel primo contesto e se compra nel secondo" sottolinea Steve Watson, gestore di portafoglio azionario di Capital Group, che illustra le cinque lezioni che ha imparato o re-imparato nella pandemia e che usa oggi nei suoi portafogli:
1. Le crisi di mercato sono inevitabili
L'avvento della crisi del mercato azionario causata dalla pandemia mi ha portato a pensare ai traumi del mercato che ho vissuto in passato. Ne contati 21, tra cui il crollo dell’Unione Sovietica, lo scoppio della bolla tecnologica, la crisi finanziaria globale e ora il COVID-19. Secondo il mio elenco, abbiamo uno di questi eventi ogni 18 mesi circa.
2. Interpretare la storia non è una scienza esatta
Questo elenco relativamente breve di eventi offre anche altre lezioni importanti, tra cui il fatto che la storia non si ripete necessariamente nel modo che vi aspettereste. È facile tracciare falsi parallelismi, proprio come ho fatto io nei primi mesi della crisi COVID.
3. Crescita o valore? Entrambi, al giusto livello d'ingresso
Anche se faccio un po' fatica con delle definizioni eccessivamente ampie, vaghe e senza sfumature, come "crescita" e "valore", le userò in questa sede. Il fatto è che la selezione abbastanza limitata di crescita mi ha salvato durante i giorni peggiori del 2020. Tra queste vi erano alcune azioni tecnologiche, in particolare nel settore dei semiconduttori, nonché alcune società di Internet di vendita al dettaglio e di e-commerce.
Nonostante la mia posizione fosse in perdita, ho sempre creduto nella resilienza del settore tecnologico. Il livello d'ingresso è importante per me. Mi piace acquistare le azioni quando sono in calo e in difficoltà, ma mi piace anche mantenerle a lungo per permettere al mercato di comprendere il loro vero valore. Di conseguenza, alcune delle mie scelte oggi non appaiono oggi in controtendenza, ma lo sono state a tempo debito.
4. I dividendi svolgono un ruolo importante
Parlando di aree non amate, ho da tempo posto l'accento sui dividendi come principale meccanismo per il trasferimento di valore da un'azienda ai suoi investitori. Ho anche mantenuto l’aspettativa che i dividendi continuino a servire da fattore di stabilizzazione durante i periodi di turbolenza del mercato.
Detto questo, non credo che il valore del dividendo come meccanismo di trasferimento di ricchezza dall'azienda agli investitori sia finito. A mio parere, è più importante che mai. Continuo infatti a detenere un certo numero di titoli con alti dividendi o con dividendi in crescita nei miei portafogli.
In poche parole, i dividendi mi piacevano prima della pandemia e continuano a piacermi anche ora.
5. Il prof. Rame fa delle ottime diagnosi
Le mie previsioni, per quanto sbagliate nel primo trimestre del 2020, non sono cambiate molto oggi. Proprio come i mercati, tornati al punto di partenza, anche io ho l'impressione di muovermi un po' come ho fatto a fine 2019. Sono ancora completamente investito e mi aspetto che i mercati globali saliranno da qui a un anno. I miei portafogli sono ancora caratterizzati da un atteggiamento prociclico, il che significa che privilegio le aziende che, a mio avviso, beneficeranno della riaccelerazione della crescita economica globale.
Potrei sbagliarmi, naturalmente, ma mi sento rincuorato dalla diagnosi del prof. Rame. Il rame, come forse avete sentito, è una materia prima con un dottorato in economia, data la sua grande capacità di prevedere il percorso dell’economia globale. Il prezzo del rame ha toccato un minimo alla fine di marzo. Ora lo stesso ci dice che l'economia è in forte ripresa e probabilmente continuerà a esserlo. Il rame potrebbe anche essere un monito rispetto a crescenti pressioni inflazionistiche, ma per il momento non credo che l’inflazione o l'aumento dei tassi d'interesse possa essere una minaccia per i mercati azionari globali.
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