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09 April, 18:05 Primopiano

Morto il principe Filippo, aveva 99 anni

© ANSA/EPA
Morto il principe Filippo ©

Un pilastro del regno di Elisabetta II, sebbene sempre un passo indietro, con stile e discrezione. Filippo di Edimburgo, dopo 73 anni da consorte della regina, si è spento il 9 aprile 2021 quasi centenario nel castello di Windsor, dove era rientrato qualche settimane fa dopo un mese di ricovero ospedaliero, mancando di pochi mesi la boa del secolo vita. Traguardo che avrebbe dovuto raggiungere il 10 giugno: patriarca indiscusso di casa Windsor, a dispetto dei rapporti non sempre facili in famiglia fino alle lacerazioni innescate dalla recente 'fuga' in America del bisnipote Harry e della moglie Meghan o dallo loro intervista bomba alla Cbs; ma anche punto di riferimento per tanti sudditi e ammiratori, in barba alla meritata nomea di gaffeur impenitente, o forse proprio per quella.

Ritiratosi a vita privata nel 2017, Filippo compariva ormai di rado al fianco della quasi 95enne regina Elisabetta, sposata nel lontano 1947 e sostenuta lealmente per oltre 7 decenni, prima e dopo l'ascesa al trono. L'ultima passerella di un evento pubblico era stata addirittura un paio d'anni fa, per l'ennesimo matrimonio di una nipote, lady Gabriella. Poco tempo dopo essere stato costretto a rinunciare alla guida e alla patente per aver provocato, 97enne, un incidente stradale vicino alla residenza reale di campagna di Sandringham.

I mesi più recenti li aveva trascorsi invece con Elisabetta nella quiete del castello di Windsor, in isolamento cautelare causa Covid, mostrandosi solo in qualche foto ufficiale: a novembre per il 73esimo anniversario di nozze, a gennaio per far da testimonial alla sicurezza del vaccino ricevuto con Sua Maestà. Epilogo d'un lungo tramonto affrontato ancora una volta in coppia con la donna e la sovrana del suo destino, nonostante qualche periodico ricovero "precauzionale" in ospedale: nel 2017 per una sindrome influenzale, nel 2018 per un intervento all'anca, a fine 2019 per esami e trattamenti vari; nelle settimane scorse per un'imprecisata infezione (estranea al Covid, secondo Buckingham Palace) seguita da un intervento al cuore. Ricoveri risolti tutti senza complicazioni e in pochi giorni per il roccioso duca di Edimburgo, vecchio marinaio e reduce fra gli ultimi della II Guerra Mondiale. A differenza di questa volta, di quest'ultimo colpo rivelatosi evidentemente fatale e destinato a lasciare ora la regina priva del sostegno insostituibile "dell'amato marito".

Nato a Corfù il 10 giugno 1921, carico di titoli araldici ma senza trono, Filippo di Grecia e di Danimarca sposa la figlia ed erede di re Giorgio VI d'Inghilterra il 20 novembre 1947, quando lei ha solo 21 anni. Lui è biondo, aitante, sportivo, ha prestato servizio in guerra da ufficiale nella Royal Navy. Ma, seppure imparentato con i Windsor e cresciuto in Gran Bretagna, si converte dall'ortodossia all'anglicanesimo solo al momento del sì, dopo aver adottato il cognome Mountbatten degli antenati isolani di parte materna (che l'avevano anglicizzato dal teutonico Battenberg).

Si rivelerà un'unione indistruttibile malgrado la difficoltà iniziale a ritagliarsi un ruolo, le rinunce legate alla necessità di camminare nel cono d'ombra di una consorte chiamata già nel 1952 ad indossare la corona e qualche sospetto di scappatella. Un'unione benedetta da 4 figli (l'eterno erede al trono Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo) e consolidata dall'intesa personale, dal rispetto tetragono di un certo codice di regole, da un culto pragmatico della tradizione, dalla comune devozione a impegni pubblici e obblighi di corte.

Nella sua lunga vita Filippo è stato anche giocatore di polo, driver fino a tarda età di calesse (e di fuoristrada, tanto da scarrozzarvi 95enne Barack e Michelle Obama), pittore d'acquerelli. Ma soprattutto rappresentante infaticabile della 'Firm', la 'Ditta' familiare della dinastia, in centinaia di associazioni di volontariato. Non se ne potrebbe avere tuttavia un ritratto completo senza accennare alle famose o famigerate gaffe, collezionate in quantità nei decenni: qualcuna tinta di pregiudizio, ma alla fine accettate da sudditi e media come un tratto tutto sommato divertente da 'nonno' della nazione. Una figura autorizzata talora a scivolare oltre i confini del politicamente corretto. E forte, in fondo alla strada, del riconoscimento unanime d'aver contribuito da coprotagonista - a suo modo - a portare la monarchia britannica nel XXI secolo.

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