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Riesplode la rabbia in Usa per Breonna Taylor

Redazione ANSA

Rabbia, frustrazione e violenze riesplodono in America dopo che un gran giurì ha deciso di non incriminare nessuno dei tre poliziotti bianchi per la morte di Breonna Taylor, la 26enne operatrice sanitaria afroamericana uccisa mentre dormiva col suo fidanzato in un controverso blitz notturno antidroga lo scorso marzo a Louisville, in Kentucky. L'unica contestazione formalizzata è stata nei confronti di uno dei tre agenti, Brett Hankison, accusato di "condotta pericolosa", ma per aver sparato colpendo l'abitazione dei vicini. Gli altri due invece sono stati ritenuti "giustificati" nell'uso della forza per aver risposto al fuoco del fidanzato, che tuttavia pensava ad un intruso.

Una decisione che ha scatenato nuovamente le proteste in molte città americane e suscitato lo sdegno nel mondo della politica ma anche dello sport e dello spettacolo: da Lebron James a Megan Rapinoe, da George Clooney a Oprah Winfrey. Cuore della rivolta Louisville, dove migliaia di persone hanno sfidato il coprifuoco marciando nelle strade e chiedendo 'giustizia per Breonna', una delle tante vittime elencate dal movimento Blak Lives Matter dopo la morte di George Floyd in maggio. Le dimostrazioni sono poi degenerate in violenza, con due agenti rimasti feriti in modo non grave, cassonetti dell'immondizia incendiati, auto danneggiate, negozi saccheggiati. Alla fine sono state arrestate 127 persone, tra cui Larynzo Johnson, 26 anni, già incriminato per aver sparato ai due poliziotti. "Chiedo a tutti di respingere la violenza", è l'appello lanciato dal sindaco Greg Fischer. Ma la città si prepara ad un'altra notte di fuoco, dopo la dichiarazione dello stato di emergenza e il dispiegamento della guardia nazionale. Le proteste hanno fatto capolino anche nella capitale, a New York, Philadelphia, Las Vegas, Portland, Chicago, Atlanta e in alcune città di Minnesota e Wisconsin. Donald Trump soffia sul fuoco e rilancia il suo mantra 'law and order', schierandosi a fianco dei due agenti feriti e dicendosi pronto ad intervenire. Quindi loda Daniel Cameron, primo procuratore afroamericano del Kentucky, come una "star" per le sue dichiarazioni "veramente brillanti". "Capisco la tragedia come nero ma se agiamo semplicemente sulla base dell'emozione e dello sdegno non c'è alcuna giustizia. La giustizia non è facile, non si adatta all'opinione pubblica", aveva detto mercoledì Cameron, un repubblicano da tempo nelle grazie del presidente, che gli ha regalato anche il palcoscenico della convention repubblicana.

Joe Biden, in ritiro per prepararsi al primo duello tv con il suo rivale nella corsa alla Casa Bianca, tiene la barra al centro ed evita di rendersi vulnerabile alle accuse di sostenere l'ala radicale delle proteste, riconoscendo che la decisione nel caso Taylor "non risponde" alla richiesta di giustizia ma condannando la violenza ed esprimendo solidarietà ai due poliziotti colpiti. La rabbia però monta, anche perché molti avevano interpretato come un'ammissione di colpa l'accordo da 12 milioni di dollari di risarcimento tra la famiglia della vittima e la città di Louisville. "E' una decisione oltraggiosa e offensiva", ha osservato Ben Crump, l'avvocato della famiglia Tayor e di altri afroamericani uccisi dalla polizia. Privi di body camera, i tre agenti coinvolti usarono un mandato che consentiva loro di entrare in casa senza annunciarsi e sfondarono la porta con un ariete poco dopo la mezzanotte, mentre la donna dormiva col suo fidanzato. Quest'ultimo, pensando all'intrusione di sconosciuti, estrasse la pistola regolarmente detenuta e sparò un proiettile che ferì uno dei poliziotti ad una gamba. Seguì una sparatoria con oltre 20 colpi, sei dei quali raggiunsero Breonna: uno le fu fatale. La coppia non aveva precedenti ma la polizia pensava che l'ex fidanzato della donna usasse la sua casa per i suoi traffici di droga

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