Quotidiano Energia - Per monitorare i cambiamenti climatici non c’è bisogno di istituire un apposito Commissario nazionale. Sono infatti sufficienti le competenze già assegnate al Cite (il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica), al Mite (il ministero della Transizione ecologica) e quelle che in futuro saranno riservate all’Inviato speciale per il Clima, per il quale il Mite e gli Esteri si stanno coordinando per giungere a una nomina.
Lo ha reso noto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, intervenendo al question time dell’assemblea della Camera. La risposta è arrivata in seguito a un’interrogazione del M5S, a firma di Maraia.
Nell’interrogazione si chiedeva al ministro se non fosse opportuno “adottare iniziative volte a nominare un apposito commissario nazionale per i cambiamenti climatici con specifiche funzioni di monitoraggio e attuazione delle misure economiche e finanziarie necessarie per garantire al nostro Paese il raggiungimento degli obiettivi e degli impegni assunti in sede nazionale e internazionale”.
Dunque, una figura con compiti “commissariali” e diversi rispetto a quelli previsti per l’Inviato speciale per il Clima. In merito all’Inviato, la cui istituzione è stata disposta dal DL Assunzioni di giugno poi convertito nella legge 6 agosto 2021, n. 113, è bene precisare che tale figura è stata ridimensionata dal recente DL Recovery, prevedendo meno risorse.
“È attualmente in corso, in coordinamento con il ministero degli Affari esteri, la procedura di nomina dell’Inviato speciale per il cambiamento climatico. Questa figura istituzionale, oltre a presidiare il raggiungimento degli obiettivi internazionali sul clima, è preposta a garantire una più efficace partecipazione dell’Italia agli eventi e ai negoziati internazionali su temi ambientali, inclusi quelli sul cambiamento climatico”, ha spiegato il ministro.
Come detto, secondo Cingolani, molti compiti sono già svolti sia dal Cite che dagli uffici del Mite. Il ministro ha approfittato dell’occasione per aggiornare anche sui lavori della riforma per “l’adozione di programmi nazionali di controllo dell'inquinamento atmosferico”, come previsto dal Pnrr. La riforma, contenuta nella missione 2, mira ad allineare la legislazione nazionale e regionale, e ad introdurre le relative misure di accompagnamento per la riduzione delle emissioni degli inquinanti atmosferici e di gas clima alteranti.
“Il programma ha superato la fase di Vas ed è prossimo a essere sottoposto alla Conferenza Unificata per l’espressione del relativo parere”, ha informato il ministro.