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Di Donna sul green, pazzo di questo sport

Campione olimpico di tiro a segno ad Atlanta 1996: 'Passione cominciata per caso'

Redazione ANSA

(di Federico Colosimo)

"Sono diventato un malato di golf, uno sport che ti entra dentro e non ti lascia più. Per me giocare è ormai una passione viscerale. E il fair play che ho trovato sui campi mi ha colpito". Dal poligono al green, dalla pistola libera e ad aria compressa al bastone. Sempre con lo stesso obiettivo: centrare il bersaglio e mandare la pallina in buca. Campione olimpico ad Atlanta 1996 (dove ha conquistato anche un bronzo), detentore di diversi record italiani della specialità, Roberto Di Donna è rimasto stregato dal golf. "Ho iniziato a giocare quattro anni fa - rivela il campione del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, - e non ho più smesso. E' cominciato tutto così per caso, grazie al presidente del 'Golf Club le Vigne' di Villafranca (Verona), che mi ha offerto la tessera onorario. Il destino ha voluto che poco dopo, in una vacanza in Tunisia, trovassi un campo da golf: ho appeso al chiodo la racchetta da tennis, sport che amavo moltissimo, e impugnato il bastone senza più mollarlo". Per chi è cresciuto a pane e sport, calarsi in una parte del tutto nuova non è mai complicato. La differenza è che "se un atleta è portato per questa o quella disciplina gli viene naturale svolgerla. Quando ho iniziato a giocare ho trovato difficoltà nella tecnica mentre è stato più semplice a livello di concentrazione. E' questa la vera similitudine tra il golf e il tiro a segno. Anche sul green bisogna essere freddi e gestire le emozioni. 'La cosa che più mi ha stupito?' Il rispetto che ho trovato. Quando si arriva sul tee della buca 1 non ci sono classi sociali o titoli che tengano. Ci si chiama per nome e si condividono molte cose insieme". Quindi non è vero che il golf è uno sport per snob e ricchi? "Questa è demagogia. Ma anch'io mi sono dovuto ricredere. Prima pensavo fosse una disciplina per un'élite. Mi sbagliavo: il golf è uno sport per tutti, praticato da persone normalissime che lavorano. Così come non è vero che giocare a golf costa molto.
    Anzi. Posso assicurare che si spende molto meno rispetto ad altri sport. Da quando frequento questo mondo ho stretto amicizia con persone mai viste prima, molti stranieri che ancora sento. Si tratta quindi di leggende da sfatare, create da gente che non sa di cosa parla. Mi ricorda le polemiche sul tiro a segno, definito 'uno sport pericoloso perché si usano le armi'. "A me il golf diverte e appassiona. Gioco circa due volte alla settimana e con molti amici. Abbiamo un rito: dopo l'allenamento ci concediamo un panino e una birra". Per una vita ha fatto l'atleta ed è stato costretto a molte rinunce. Stare lontano dagli affetti, non poter guidare la moto o praticare altre passioni. Perché essere uno sportivo di alto livello "comporta tanti sacrifici. Ma - ammette Di Donna - rifarei tutto. Certo, come afferma spesso Niccolò Campriani (tre ori e un argento alle Olimpiadi) 'la vita è una soltanto e va vissuta'. Da sportivo avrei voluto fare tante cose ma non ho potuto. Ora sto cercando di recuperare". Dopo aver vinto molto ha deciso d'intraprendere la carriera da allenatore. Nel 2011 è diventato coach della nazionale juniores di pistola e ora segue la "maggiore" che nel 2020 proverà a fare bottino di medaglie ai Giochi di Tokyo 2020. Ma è meglio la vita da atleta o quella da tecnico? "La vita di un atleta è certamente più difficile. Sono loro i grandi protagonisti, il ruolo di un allenatore è quello di entrare nella testa di uno sportivo e tirare fuori il meglio da lui. E' questo che rende un allenatore bravo e speciale". E' più facile gestire un successo o una sconfitta? "Sicuramente fare i conti con una vittoria è più semplice. Ma trionfare non è certo facile. Per riuscire a emergere e distinguersi bisogna avere cattiveria agonistica e fame. Rialzarsi da una sconfitta non è mai semplice ed è proprio in quei momenti che si vede la stoffa del campione. Che deve essere bravo a gestire lo stress. Perché - sottolinea - la vita dell'atleta non è certo semplice. Bisogna convivere con la tensione, le gambe che tremano. Solo chi ha fatto sport a certi livelli può capirlo". Per uno che ha partecipato (per quattro volte) e vinto le Olimpiadi, cosa significa gareggiare in un evento del genere? "I Giochi sono qualcosa di unico e inspiegabile: indescrivibile". A proposito di Olimpiadi. Nel 2022 Roma ospiterà la Ryder Cup, una specie di Olimpiade del golf. Che opportunità rappresenta questa per il Paese? "E' una occasione unica. Significa essere protagonisti di un evento straordinario, planetario. Quando ho letto i numeri della Ryder Cup sono rimasto impressionato. Non vedo l'ora, la speranza è quella di poter essere al Marco Simone Golf & Country Club a tifare per i colori europei. La Ryder per l'Italia rappresenta un'opportunità troppo ghiotta per essere sprecata. Grande sport, crescita del turismo, immagine. Ci giochiamo molto". Con il successo dell'Open d'Italia il Paese ha dimostrato di saper organizzare grandi eventi, non crede? "Nel 2016 sono stato a Monza e ho visto la gara dal vivo. E' stato bellissimo.
    Quest'anno gli impegni me lo hanno impedito. Ma anche se dalla televisione ho assistito a uno spettacolo unico: 73.000 spettatori in quattro giornate, tanta gente non si vede più neanche negli stadi da calcio. E' stato un successo strepitoso, dovuto all'ottimo lavoro della Federgolf e del suo presidente, Franco Chimenti. I suoi sforzi sono stati premiati e vedere sul green campioni, tra gli altri, del calibro di Tyrrell Hatton, Sergio Garcia e Francesco Molinari è stato incredibile. L'Open d'Italia è diventato ormai uno dei più importanti tornei a livello internazionale. Dobbiamo andarne fieri".
   

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