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Le prime sanzioni Ue contro la violenza sulle donne

Le prime sanzioni Ue contro la violenza sulle donne

Talebani, Iran, militari russi e birmani nella black list

BRUXELLES, 08 marzo 2023, 14:15

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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(di Michele Esposito) Una lista nera dei nemici delle donne. Di chi commette, o permette, violazioni e abusi in Paesi come l'Afghanistan, l'Iran o la Russia. L'Ue ha dato il via libera, per la prima volta, ad una nuova categoria di sanzioni, che va a colpire nove persone e tre entità in tutto il mondo. Ed è un via libera arrivato, non a caso, alla vigilia dell'otto marzo. "In vista della Giornata internazionale della donna, passiamo dalle parole ai fatti", ha sottolineato l'Alto Rappresentante per la Politica Estera Josep Borrell.
    A formalizzare l'intesa sul pacchetto è stato il Consiglio Ue sull'Educazione: l'inserimento nella black list europea viene inquadrato nell'ambito di un regime globale di sanzioni dell'Ue per i diritti umani che si applica ad atti quali il genocidio, i crimini contro l'umanità e altre gravi violazioni o abusi dei diritti umani. La guerra ucraina, questa volta, non c'entra.
    Eppure, ben quattro russi sono stati comunque inseriti da Bruxelles nella lista nera. E, come gli altri sanzionati, anche per loro scatterà il congelamento degli asset detenuti in Ue e il divieto di ingresso e transito nell'Unione. Tra le nove persone colpite spiccano innanzitutto due membri del regime dei Talebani: il ministro per l'Educazione superiore Neda Mohammed Nadeem e il titolare del dicastero per la diffusione della virtù e la prevenzione del Vizio Sheikh Muhammad Khalid Hanafi.
    Entrambi colpevoli di "serie violazioni dei diritti delle donne afghane", si legge nel testo approvato a Bruxelles.
    E' nel comparto militare, invece, che operano i 4 russi sanzionati. Si tratta del tenente colonnello Alexander Georgievich Fedorinov, ai vertici dell'ufficio della Polizia di Mosca, del generale Nikolay Anatolevich Kuznetsov, del funzionario della Polizia di Mosca Ivan Ryabov e del colonnello Ramil Rakhmatulovich Ibatullin, tra i comandanti della novantesima divisione dell'esercito russo coinvolta, tra l'altro, negli attacchi a Kiev e Chernihiv. A completare l'elenco ecco il vice ministro per gli Affari Interni del regime birmano, Toe Ul, e due funzionari dell'amministrazione statale del Sud-Sudan: Gatluak Nyang Hoth e Gordon Koang Biel.
    Tre, invece, le entità in black list. C'è la Guardia Repubblica siriana, colpevole - questa l'accusa dell'Ue che cita diverse testimonianze - di "violenti stupri e torture durante le detenzioni arbitrarie", in particolare nell'ambito del conflitto mediorientale. C'è il carcere femminile iraniano di Qarchak, che ospita "dissidenti politici e manifestanti" e nel quale le donne sono state vittime "di torture, stupri e altre forme di violenza sessuale". E c'è, infine, l'Ufficio del capo per la Sicurezza militare della Birmania, che coordina i centri per la detenzione e gli interrogatori nel regime. Luoghi nei quali "i funzionari sono colpevoli di violenze come stupri, elettroshock, bruciatura dei genitali e nudità forzate", si legge nel testo europeo.
    Un testo che, al di là delle nuove misure, lancia anche un avvertimento: "I diritti delle donne sono particolarmente sotto attacco in tutto il mondo".
   

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