Una Due diligence sulla sostenibilità di tutta la filiera produttiva a sostegno di uno sviluppo che tuteli diritti umani e ambiente. E'il contenuto della Direttiva, cosiddetta Csdd (Corporate sustainibility Due diligence) alla quale sta lavorando al Commissione europea, ora in fase di confronto dopo il voto del Parlamento di Strasburgo su alcune proposte . "Si tratta di una svolta epocale. La Corporate sustainability due diligence prevede che multinazionali e imprese, sia europee che quelle che vendono i loro prodotti e servizi in Europa o con cui aziende europee intrattengono rapporti d'affari consolidati, siano obbligate a una condotta responsabile di rispetto dei diritti umani e dell'ambiente, e che ne rendano conto legalmente e civilmente se commettono abusi", spiega la coordinatrice dei programmi europei e portavoce della campagna #ClimateOfChange di WeWorld - finanziata da UE - Margherita Romanelli nel corso di un forum ANSA Incontra dedicato al tema. "Si passerà così da una volontarietà ad una obbligatorietà al rispetto dei temi etici per le imprese".
"La direttiva - precisa Romanelli - è adesso in una fase delicatissima. Dopo che il Parlamento si è espresso lo scorso giugno bisogna trovare un accordo con il Consiglio, che nei mesi scorsi aveva espresso una posizione. Ma i testi licenziati dalle due istituzioni hanno delle difformità. La proposta del Parlamento è un po' più ambiziosa. Il Consiglio invece frena un po'. I prossimi mesi saranno dedicati a questo dialogo".
Tra le varie proposte di WeWorld per la direttiva Romanelli ha indicato anche la garanzia "che l'ambito di applicazione copra il settore finanziario, così come serve rafforzare l'accesso ai mezzi di ricorso e affrontare gli ostacoli alla giustizia, invertendo l'onere della prova". "Ad esempio in America Latina - ha spiegato il responsabile regionale di WeWorld Alberto Schiappapietra - in molti casi imprese con budget comparabili con il Pil del Paese che li ospita hanno poteri di negoziazione tali da non garantire l'accesso alla giustizia alle vittime dello sfruttamento delle materie prime".
E, spiega ancora WeWorld, la Csdd oltre ad un'adesione ai principi di equità e giustizia rappresenterà un passo importante anche a favore della concorrenza. Anche in Italia. " Nel nostro Paese il 90% delle imprese sono micro, il 4% piccole e medie.
Hanno scarsissima capacità di delocalizzare. Non possono resistere a una logica di prezzi molto aggressiva da parte di chi va a produrre in Paesi dove non ci sono regole o vengono eluse. Avere una norma che tutela il mercato europeo, rispetto a prodotti frutto di dumping sociale e ambientale, quindi a una concorrenza sleale alle nostre imprese che lavorano secondo standard più rispettosi, è un vantaggio per il nostro mercato".
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