Dagli oratori alle fabbriche di olio,
dalle basi per gli scout a nuove cappelle. I beni confiscati
alla mafia rivivono anche grazie all'impegno della Chiesa
italiana. Più del 20 per cento delle realtà che hanno in
gestione beni confiscati sono appunto legate a diocesi e
parrocchie: 170 esperienze su 782 buone prassi nel campo. Ne
parla il libro "Dalle mafie ai cittadini" firmato dai
giornalisti Toni Mira e Alessandra Turrisi per le edizioni San
Paolo. Un libro che racconta "la meraviglia di questo Bene sorto
dal male, di questi luoghi che sono stati e continuano ad essere
per tante persone, a volte per interi territori, strumenti di
riscatto sociale, culturale, civile", come sottolinea nella
prefazione il presidente di Libera, don Luigi Ciotti.
A Gioiosa Ionica, in Calabria, 130 ragazzi frequentano
l'oratorio in quella che fu la villa a due piani di Antonio
Femia, broker della droga per conto delle famiglie della
'ndrangheta. Non è stato semplice: dopo l'assegnazione alla
diocesi di Locri-Gerace un incendio doloso aveva reso quasi
inservibile la villa; ma il vescovo, mons. Franco Oliva, è
andato avanti, l'ha fatta riparare e a giugno del 2017 la
struttura è stata inaugurata.
A Castelvetrano, in provincia di Palermo, alcuni terreni
confiscati alla famiglia di Matteo Messina Denaro sono stati
affidati alla comunità di recupero 'Casa dei giovani', fondata
da don Salvatore Lo Bue nel 1983. E' qui che sono gli ulivi dai
quali si produce l'olio santo utilizzato nelle celebrazioni di
tante chiese della diocesi di Palermo.
Tra queste esperienze c'è anche una vera e propria chiesa
sorta su un terreno confiscato. Al momento è l'unica ed è la
parrocchia di San Gaetano Catanoso a Gioia Tauro. Lo scorso
giugno vi ha celebrato messa anche il Segretario di Stato
vaticano, il cardinale Pietro Parolin, in occasione del
Congresso Eucaristico della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi.
"Là dove doveva sorgere un palazzo della 'ndrangheta -
sottolineano Mira e Turrisi nel loro saggio - ora c'è la 'casa
del Signore'. Una storia bella ma lunghissima, esemplare nei
ritardi nel'utilizzo dei beni confiscati, ma anche di come,
perfino una chiesa, possa 'disturbare' i mafiosi".
Sempre in Calabria, a Siderno, un immobile della 'famiglia'
Macrì è diventata la base degli scout e di altre associazioni
cattoliche che si occupano di minori a rischio.
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